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venerdì, Luglio 5, 2024

Tuffi sì o tuffi no, torna il dilemma estivo

Tuffi sì, tuffi no. Il dilemma, puntuale, si presenta ad ogni inizio di stagione e anche quest’anno continua a far discutere. Il nocciolo della questione riguarda la legge statale, applicata dalla Regione, che impone il divieto di balneazioni in prossimità delle foci naturali. Una decisione preventiva che in pratica non tiene conto nemmeno dei prelievi dell’Arpa Lazio che indica l’acqua «eccellente» nei tratti costieri campionati. E così fioccano le solite polemiche con i sindaci, gli operatori balneari e le sigle di riferimento scocciate per una possibile perdita di immagine e un calo dell’attrattiva turistica. A Ladispoli, ad esempio, i fiumi Vaccina e Sanguinara pregiudicano la balneabilità del tratto centrale, nonostante per Arpa l’acqua sia pulitissima. «La Regione applica male un divieto preventivo – spiega Pierpaolo Perretta, delegato al Demanio marittimo del comune ladispolano – estendendolo, in danno di Ladispoli, ad aree non inquinate e sulle quali non esegue analisi. Bisogna dimostrarne la fondatezza giuridica e darne conto al destinatario. Una situazione che considero anomala. Quello che è certo è che nel perimetro esterno di questa area sono situati i punti di campionamento Arpa dai quali risulta che le nostre acque sono eccellenti e quindi idonee alla balneazione». A Marina di Cerveteri il presidente del comitato di zona di Cerenova-Campo di Mare chiede controlli più costanti per fugare ogni dubbio. «Le comunicazioni formali – contesta Enzo Musard – rispondono solo a dinamiche politiche, spesso interpretando dati e situazioni. Non sento parlare di verifiche tecniche ai depuratori e ai canali». Poi ci sono gli interventi degli esperti. «Quello dei divieti cautelativi a ridosso dei fiumi è un aspetto tecnico di difficile risoluzione». Ad intervenire è Filippo Moretti, biologo e ricercatore Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo sostenibile). «Specie in estate – spiega – potrebbe avvenire una concentrazione di batteri nei fossi, anche per via dell’acqua stagnante. Una contaminazione di batteri che, magari in alcuni giorni, potrebbero finire in mare. E gli enterococchi sono in grado di sopravvivere anche ad alte temperature. Ovviamente capisco i sindaci e gli operatori del settore che si sentono danneggiati. Ladispoli, ad esempio, è una delle località più penalizzata perché sfociano due fiumi in centro tagliando fuori dalla balneabilità almeno 800 metri». E si effettuassero controlli ad hoc ogni giorno? «Non cambierebbe di molto – conclude Moretti – perché i risultati delle analisi non sarebbe immediati proprio perché esiste un periodo di incubazione».

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