lunedì, Dicembre 23, 2024

Cerveteri diventa palcoscenico all’aperto per le rappresentazioni artistiche, ma pochi se ne stanno accorgendo

Non credo che ci sia una piena coscienza di quello che sta accadendo alla nostra città. Delle dinamiche che stanno portando Cerveteri a diventare un palcoscenico diffuso per rappresentare ogni tipo di arte. Un palcoscenico che può sorgere, nel giro di poche ore, in uno dei suoi 450 ettari di aree archeologiche. Una potenzialità probabilmente unica in Italia, se non nel mondo. La nostra è una città distratta, e incline più a sottolineare le nostre debolezze che non ad accorgersi delle immense potenzialità, e di quanto qualcosa si stia finalmente muovendo. Forse è per questo che sta sottovalutando, o qualche volta addirittura ignorando, l’imponente programma di valorizzazione, supportato dal Parco Archeologico e dalla Soprintendenza, che il regista e attore Cerveterano DOC, Agostino De Angelis, sta portando avanti da diversi mesi a questa parte. Programma di valorizzazione che coinvolge tutte le aree archeologiche di Cerveteri, e quindi il cuore e l’essenza della città stessa. Io ho potuto visionare solo una parte del programma di De Angelis e di ArcheoTheatron dei prossimi mesi. Non voglio anticipare nulla, ma vi assicuro che è impressionante. Anche solo nei numeri. Per darvi un’idea di quello che avverrà a Cerveteri, vi posso solo ricordare che, negli ultimi 15 giorni, ci sono stati a Cerveteri ben tre spettacoli nelle nostre aree archeologiche. Di cui uno in notturna. Che hanno coinvolto tre delle più importati aree archeologiche Cerveterane. Spettacoli suggestivi e originali. Che hanno visto la partecipazione, complessivamente, di centinaia di persone. Spero che almeno questo sia chiaro. Organizzare uno spettacolo dentro un’area archeologica non è per tutti. Prima ancora dello spessore artistico, ci vogliono competenze e professionalità. E soprattutto credibilità. Che la Soprintendenza e il Parco Archeologico non regalano a nessuno. In nessuna parte d’Italia, e tanto meno a Cerveteri. Non voglio dilungarmi troppo perché vorrei anche raccontare dell’ultimo spettacolo. Quello svolto ieri sera, in notturna, nello straordinario contesto dell’area archeologico della Tomba delle Cinque Sedie. Poi mi riprometto di approfondire meglio questo tema. Solo un cenno prima di chiudere. Esattamente dodici anni fa, scrissi un articolo intitolato “Agostino De Angelis come Garibaldi. Adesso serve un politico come Cavour”. Era il periodo in cui il regista e attore venne nominato dal Comune come Delegato Unesco. E, con questa delega, fece un’opera di ripulitura senza precedenti delle aree che adesso sono Parco Archeologico. Un’opera contrastata dalla stessa città. E di cui varrà la pena riparlarne. Affinché Cerveteri non rifaccia gli stessi errori. Errori che furono spregevoli e incomprensibili. De Angelis dovette addirittura lavorare sotto scorta. Ma lo racconteremo meglio. Purtroppo, nulla sembra cambiato. Nel titolo del vecchio articolo si voleva sintetizzare, metaforicamente, la necessità per Cerveteri di un politico alla Cavour. Che raccogliesse le conquiste militari di Garibaldi e costruisse la nuova Italia unita. Ma questo non accadde allora a Cerveteri. E non sta accadendo neanche adesso in questo delicato momento di passaggio. Dove si rischia di sprecare le enormi energie, e risorse, messe in campo a Cerveteri, anche e soprattutto dal Parco Archeologico e Soprintendenza. Un esempio, anche se minimo, della sottovalutazione? È vero che Cavour è morto, ma almeno un rappresentante del Comune, nelle ultime tre manifestazioni si poteva anche presentare per un saluto, e per un atto di appoggio alle iniziative. Non sapere cosa rispondere alla Soprintendente che si domandava come mai non era presente nessuna autorità locale, è stata un’esperienza imbarazzante. Dopo questo lungo cappello, parliamo, anche se brevemente, dello spettacolo di ieri notte, allestito nell’area archeologica della Tomba delle Cinque Sedie. Diciamo che si è voluto vincere facile. C’era l’arte recitativa di Agostino De Angelis, l’arte poetica e introspettiva di Salvatore Uroni, l’arte pittorica del Maestro Carlo Grechi, la musica di accompagnamento di Francesco Pastore, e la sapienza giornalistica di Barbara Pignataro. C’era la maniacale organizzazione di Desirèe Arlotta. C’era lo sforzo logistico della Sezione di Cerveteri-Ladispoli-Tarquinia che ha trasformato l’area archeologica della Tomba delle Cinque Sedie, che cura, valorizza e manutiene da venti anni, in un suggestivo palcoscenico all’aperto, in notturna. Con queste premesse era vietato sbagliare. E così è stato. Come possono testimoniare le più di cento persone, che hanno occupato tutte le sedie disponibili e ogni blocco di tufo che poteva fungere da supporto. Un successo che, viste le difficoltà logistiche, non era scontato. Ma che è arrivato puntuale a gratificazione di tutte le persone e gli artisti che vi hanno preso parte. Tutti ringraziati, a nome della Soprintendente dall’assistente tecnico-scientifica di zona, Monica Arduini. Sono state due ore intense. Dove si sono alternate poesia, recitazione, musica e arte visiva. Anche stavolta, come sto dicendo un po’ troppo spesso, è stata alzata l’asticella che definisce la qualità di riferimento per questo tipo di rappresentazioni.

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