lunedì, Dicembre 23, 2024

L’indimenticabile avventura di una scozzese nella Cerveteri dell’Arciprete Regolini

Non sono molte le donne che hanno contribuito al “dipanarsi” del mondo degli Etruschi, di queste Elisabeth Caroline Johnstone, può, a buon diritto, essere considerata la pioniera. Nata nel 1801 conobbe nell’inverno del 1828 John Hamilton Gray, rampollo di una ricca famiglia scozzese, proprietaria di miniere di carbone , aveva sin dalla prima peluria iniziato il “gran tour” per l’Europa, accumulando conoscenze ed amicizie soprattutto tra i biondi intellettuali affamati di cultura classica. Per il trentenne globetrotter l’incontro con Elisabeth fu il classico colpo di fulmine. I due si sposarono e contemporaneamente lo scozzese prese anche gli ordini sacrali, imponendosi il titolo di Reverendo. La giovane coppia condivise fin da subito, e per l’interezza della loro esistenza, un profondo interesse per la storia, le lingue e la letteratura, oltre ovviamente per l’archeologia. Nel 1833 i due Hamilton scesero in Germania per “curare” una malattia che aveva colpito Elisabeth. L’impegno di scendere ancora più a sud, verso la calda riviera ligure, non ebbe esito, ma la permanenza in Germania rese possibile l’incontro con studiosi del mondo antico italico e l’apprendimento del tedesco e, cosa inusuale per quei tempi e soprattutto per una donna, dell’ebraico. L’interesse della coppia, ricca, colta e curiosa, per la terra dei Tirreni fu “scatenata”, come lei stessa racconta, da una visita, nell’estate del 1837, al vescovo di Lichfield, nonché Preside della gloriosa Shrewsbury School, Dr. Samuel Butler. L’entusiasmo del Vescovo per la esibizione di tombe etrusche e di reperti tenutasi in Pall Mall a Londra, organizzata dal collezionista Campanari, convinse i due scozzesi a farvi visita. La cosa che colpì maggiormente Elisabeth, di questa che era la prima mostra dedicata alle Antichità etrusche fuori d’Italia, fu un vasto locale con esposti vasi e suppellettili “in vendita”, più diverse altre stanze illuminate scenograficamente da torce che riproducevano tombe, ed ancora altre camere al piano superiore dell’esposizione, con diverse pitture tombali. La visita procurò alla signora Elisabeth una siffatta impressione da renderla determinata ed entusiasta a conoscere e divulgare quel mondo che l’aveva conquistata sin dal suo primo approccio.

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