lunedì, Novembre 25, 2024

Le borse superano la tempesta, ma Milano cala ancora. Casa Bianca: l’economia Usa è forte

Wall Street chiude in rialzo, dopo il crollo di ieri.

Il Dow Jones guadagna lo 0,76% a 38.999,66 punti, il Nasdaq avanza dell’ 1,03% a 16,366,85 punti mentre lo S&P 500 aumenta dell’1,04% a 5.240,03 punti.

“L’economia americana resta forte”. Lo ha detto la portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre, sottolineando che “i dati lo dimostrano”.

Un po’ di quiete dopo la tempesta ma senza che le acque si siano davvero calmate. All’indomani del lunedì nero le Borse cercano il rimbalzo e nel complesso lo trovano, da Tokyo, che conclude con un guadagno del 10,23% annullando quasi tutte le perdite della vigilia, a Wall Street, dove tutti gli indici, Nasdaq in testa, si muovono in rialzo. Diverso l’andamento in Europa.

Dopo una partenza positiva i listini del Vecchio Continente sono passati in negativo per concludere infine la seduta in ordine sparso, con Piazza Affari che si conferma la peggiore (-0,6%) tra vendite diffuse un po’ in tutti i settori a partire dalle banche dove tuttavia spicca il volo in controtendenza Mps grazie ai conti e al nuovo piano. Debole anche Parigi (-0,27%) e chiusura poco sopra la parità per Francoforte (+0,09%) mentre fa meglio Londra (+0,23%). A frenare i recuperi sono la tensione che permane e una volatilità che promette di durare ancora.

Per lo meno fino ai prossimi dati macroeconomici americani che confermeranno o meno i timori che gli Stati Uniti siano entrati in recessione e faranno capire se la Fed, preoccupata dell’inflazione, abbia ritardato troppo a intervenire e a tagliare i tassi. In settimana, dopo che lunedì l’indice Ism servizi è migliorato permettendo agli indici azionari di contenere le perdite iniziali, una qualche indicazione potrebbe venire questo giovedì dalle richieste iniziali di sussidi di disoccupazione. Non ci sono invece in agenda nel corso della settimana altri indicatori macro utili a chiarire le idee. Un intervento della Fed al momento continua comunque a essere previsto solo a settembre e non in una riunione straordinaria estiva come molti analisti avevano sperato. Ad allentare i timori di nuovi tracolli sui mercati finanziari ha contribuito anche il leggero passo indietro dello yen rispetto al dollaro, il cui rafforzamento aveva scatenato lunedì ondate di vendite per lo smobilizzo di posizioni a leva in valuta giapponese per chi scommetteva che la Banca centrale del Paese non avrebbe alzato i tassi. Il pericolo che si aprano ancora le dighe non è sparito.

Secondo Jp Morgan Chase lo smantellamento dei carry trade – così si chiamo le operazioni di prestito titoli ai ‘vecchi’ tassi bassi del Giappone per finanziare l’acquisto di attività finanziarie con rendimenti più elevati negli Usa o in Europa – è avvenuto solo per metà e potremo quindi assistere a nuovi tracolli. Ma non è questo il clima che si respira martedì a Wall Street dove i buoni risultati di Uber e di Caterpillar e le previsioni migliorative sull’intero 2024 hanno rincuorato chi era rimasto deluso dei risultati dei ‘big seven’ tecnologici. Non è un caso che il Vix, il cosiddetto indice della ‘paura’ che misura la volatilità attesa a 30 giorni dello S&P500, ossia del principale indice azionario americano, è scivolato verso livelli ‘normali’. Dopo il picco di 65,7 raggiunto nel momento di maggior panico sui mercati nel primo giorno della settimana, è caduto nel corso della seduta di martedì a 25. Più che misurare la paura è quindi da considerare un indicatore delle ‘opportunità’ di acquisto. Goldman Sachs ha calcolato che negli ultimi decenni lo S&P500 ha generato un rendimento medio del 6% nei tre mesi successivi a un calo del 5%. Jefferies non ha dubbi: i violenti movimenti di mercato rappresentano un’opportunità di acquisto. Soprattutto di quelle azioni e bond di qualità che dopo la correzione nelle ultime sedute sono tornati a a prezzi ai quali conviene acquistare. Il discorso è stato preso alla lettera a Wall Street. Sono scesi invece i titoli di Stato americani con i rendimenti in crescita. Un movimento non scontato vista la prospettiva di un riduzione dei tassi, determinato piuttosto dall’attesa per aste dei treasuries.

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