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sabato, Agosto 24, 2024

Santa Lucia, la proprietà vuole vendere, è scontro con Regione e sindacati

Preoccupazione e disappunto. La decisione della proprietà di della Fondazione Santa Lucia di procedere con l’alienazione a terzi, attraverso il tribunale, non piace alla Regione Lazio e ai sindacati.

Da via Cristoforo Colombo arriva una dura nota in cui l’amministrazione regionale prende posizione contro una scelta che “rischia di non garantire i livelli occupazionali, assistenziali e l’attività di ricerca.” Una decisione oltretutto comunicata ai dipendenti della fondazione con una nota che la Regione definisce “uno schiaffo al gesto di attenzione ricevuto dal Governo. Incassati infatti gli oltre 11 milioni l’amministrazione ha comunicato di voler vendere l’azienda e di volersi avvalere del concordato semplificato e non fare richiesta dell’amministrazione straordinaria”.

La strada dell’amministrazione straordinaria – ribadisce la Regione – è quella da percorrere perché è “l’unico strumento che ha come fine, non solo il soddisfacimento dei creditori, ma anche la salvaguardia della strategicità dell’azienda tutelando al massimo i livelli occupazionali e la qualità sino ad oggi espressa”, prosegue il comunicato. “La richiesta di amministrazione straordinaria al Ministero, da parte della proprietà”, si legge ancora nella nota, “avrebbe consentito la partecipazione diretta della Regione Lazio nella gestione del Santa Lucia, insieme a un privato no-profit, e la creazione di un nuovo soggetto giuridico. La scelta di procedere con la vendita, invece, preclude questa possibilità, in quanto la Regione Lazio, per ovvie ragioni, non può partecipare ad alcuna gara.”

Ma oltre che sul percorso da intraprendere la polemica investe anche le cause della crisi. Secondo la Regione, infatti, “contrariamente a quanto dichiarato dalla proprietà del Santa Lucia, non è vero che la Fondazione sia entrata in crisi a causa della mancata remunerazione delle prestazioni da parte della Regione Lazio, che è semmai creditore, e non debitore, nei confronti del Santa Lucia. La Regione Lazio ha sempre remunerato tutte le prestazioni fornite dalla Fondazione Santa Lucia sulla base delle tariffe nazionali vigenti non derogabili per le regioni in piano di rientro e valide su tutto il territorio nazionale con le quali sono remunerati non solo il Santa Lucia ma tutti i soggetti privati accreditati”. “Invece di assumersi le proprie responsabilità – conclude la nota – la proprietà del Santa Lucia scarica le colpe su altri, lasciando 800 lavoratori e i pazienti nell’incertezza di una procedura di vendita gestita dal tribunale, che non offre alcuna garanzia né sui livelli occupazionali né sull’assistenza ai pazienti. Rinnoviamo l’auspicio di una collaborazione con il progetto no-profit per scongiurare la vendita del Santa Lucia e salvaguardare così l’integrità dell’istituto”. Toni non meno polemici dai sindacati Cgil, Cisl e Uil, che protestano anzitutto per la scelta di comunicare la volontà della Fondazione “attraverso una lettera ai dipendenti e non a chi li rappresenta cioè Cgil, Cisl e Uil”, atto definito dalle tre sigle “di una gravità inaudita.” I sindacati si dicono “preoccupati ma allo stesso tempo indignati” per la procedura intrapresa perché “non saranno garantiti i livelli occupazionali, assistenziali e l’attivitá di ricerca.” Annunciano perciò la richiesta di riconvocazione del tavolo al Ministero delle Imprese e del Made in Italy perché ritengono “inaccettabile” che dopo avere incassato 11 milioni di euro dal Governo la proprietà abbia deciso di vendere. “Noi ci opporremo con tutte le nostre forze affinché non ci sia la svendita a privati”, fanno sapere i sindacati. “Non ci sono altri progetti che accetteremo mai se non quella dell’Amministrazione Straordinaria, della partecipazione Regione Lazio alla gestione dell’istituto. Nelle prossime ore proseguiranno azioni di mobilitazione e di lotta, indicendo un presidio ed una fiaccolata aperta ai cittadini ed al territorio, perché su questa vertenza non retrocederemo di nulla”.

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