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lunedì, Settembre 2, 2024

Piazza Perin del Vaga, storia di un leccio centenario

Nel cuore del Flaminio in piena rigenerazione urbana una piccola piazza ellittica resiste fedele al suo aspetto originario. E al suo centro regna il leccio centenario che le fa ombra. Il suo nome è “Tutta Roma”. Lo chiamarono così i bambini del quartiere che nei primi decenni del ‘900 salivano sui suoi rami per guardare la città che anche allora si trasformava incessantemente. Come recita la targa fissata al suo tronco “dal 1935 questo albero per i ragazzi di allora non si chiama più leccio ma Tutta Roma perché salendovi sopra dicevano “Anvedi da quassù se vede tutta Roma”. Le nuove case popolari venivano su in fretta per ospitare centinaia di famiglie la cui prole avrebbe continuato per anni ad arrampicarsi sul vecchio leccio. Un complesso edificato dall’Istituto Case Popolari nell’ambito dell’innovativo progetto Flaminio II. Oggi le ampie fronde dell’albero raggiungono quasi l’altezza degli ultimi piani dei palazzi ma il progetto architettonico di ispirazione rinascimentale con morbide linee pulite ed armoniche non lo prevedeva. I costruttori avrebbero dovuto abbatterlo ma non poterono. L’albero fu difeso a furor di popolo dai suoi concittadini. La sua presenza nella piazza era ben più significativa di un semplice elemento del paesaggio. Ormai aveva un nome, la comunità lo aveva adottato e lui era diventato uno di loro. In questa appartata piazzetta che conserva un’atmosfera d’altri tempi oggi l’antico leccio ombreggia le panchine sottostanti e si fonde con lo spazio abitato definendolo e rendendolo accogliente come un salotto. Quando i tre blocchi abitativi delle ex case ICP furono terminati ospitarono circa 300 famiglie che animarono i cortili centrali su cui affacciavano le tante scale, ciascuna con il proprio portoncino d’ingresso. I tre grandi palazzi inoltre comunicavano con l’esterno grazie a grandi cancelli che mettevano direttamente in comunicazione lo spazio interno con la strada e la piazza. Le rientranze laterali con i grandi archi definivano lo spazio ellittico della piazza dove i tanti abitanti si incontravano in un quotidiano andirivieni. E’ qui che ci si fermava a chiacchierare, ci si innamorava e si giocava nell’ambito di una comunità che l’architettura stessa contribuiva a creare. un quartiere centrale che conserva il ritmo lento della vita quotidiana con strade costellate da negozi di vicinato. Una zona della città dove la vecchia Roma incontra le forme dell’architettura contemporanea, polo attrattivo per romani e turisti dove arte, cultura, sport ed in futuro scienza convivono all’interno di edifici dalle forme architettoniche innovative che dialogano tra di loro: dal Maxxi di Zaha Hadid, all’auditorium di Renzo Piano, dal PalaTiziano recentemente riqualificato, al museo della Scienza in via di realizzazione. Un invito, nemmeno troppo celato, ad una bella passeggiata esplorativa nel quartiere, con sosta, si intende, sotto le verdi fronde dell’antico leccio.

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