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mercoledì, Settembre 4, 2024

Strage di Paderno, il giovane pluriomicida: “Non pensavo di arrivare a uccidere”

L’accusa è quella di triplice omicidio aggravato dalla premeditazione. Il 17enne che ha sterminato la propria famiglia – padre, madre e fratello di 12 anni – nella notte di passaggio tra agosto e settembre continua a ripetere a chi lo incontra lo stesso stupore per il gesto che ha compiuto: “Vivevo questo disagio, un’angoscia esistenziale, ma non pensavo di arrivare a uccidere, non mi so spiegare cosa mi sia scattato quella sera, purtroppo è successo”. Al momento si trova al centro di prima accoglienza del carcere minorile Beccaria e, in attesa della convalida di arresto, stamani ha ricevuto la visita del suo legale di fiducia, l’avvocato Amedeo Rizza. “E’ provato, sta prendendo consapevolezza di ciò che ha fatto, anche se non riesce a darsi una spiegazione”, ha detto il legale ai giornalisti. Oggi i pm hanno sentito di nuovo il ragazzo. “Abbiamo deciso di interrogarlo per puntualizzare qualche dettaglio” ha detto Sabrina Diraranto, procuratrice facente funzione per i minori di Milano, all’uscita dal Beccaria. “Ha ridimensionato qualcosa” in merito alla premeditazione, al fatto cioè che ci stesse pensando “da qualche giorno”, ma “il quadro accusatorio non cambia, resta invariato”. Intanto è stato fissato per giovedì 5 settembre l’interrogatorio di convalida dell’arresto: l’udienza si terrà in mattinata nel carcere Beccaria. La procura per i minorenni ha chiesto la convalida e oggi le pm gli hanno chiesto ulteriori chiarimenti sul possibile movente. Lo studente ha ribadito il suo “disagio” e la” voglia di liberarsi, emanciparsi dalla famiglia”, anche se non ha parlato di episodi specifici che avrebbero causato il “malessere”. I nonni del 17enne hanno manifestato l’intenzione di incontrare il nipote, forse per capire e forse per poter sperare in un suo futuro recupero. L’incontro non sarà però possibile prima dell’udienza di convalida. E bisognerà scavare anche nell’animo di un ragazzo attorno al quale ora la famiglia che gli resta, tra cui i nonni paterni e gli zii che abitano a pochi passi dalla villetta della strage, gli fa quadrato intorno. Una protezione che potrebbe dargli forza per affrontare poi un processo doloroso e ora un’attenzione mediatica su cui il Garante della privacy ha richiamato la stampa al rispetto delle norme che riguardano i minori. “I giovani manifestano un malessere importante soprattutto negli aspetti che riguardano la socialità e purtroppo possiamo fare molto poco perché non possono rivolgersi direttamente a un consulto psicologo o psichiatrico”, come ha affermato la procuratrice Ditaranto. Una strage efferata, apparentemente senza alcuna ragione. “Ha capito che non può tornare indietro, lui non si dà una spiegazione di quello che ha fatto”. Una frase che illumina la strage familiare di ieri a Paderno Dugnano quella della procuratrice Sabrina Ditaranto, a capo come facente funzione la Procura per i minorenni di Milano. Ha confessato di avere colpito per primo con “un grosso coltello da cucina” il fratello che dormiva nella sua stessa stanza le cui urla hanno richiamato la madre. Appena entrata nella cameretta, la donna è stata a sua volta ferita a morte e, subito dopo, il padre, ucciso mentre stava soccorrendo il bambino di dodici anni. La famiglia aveva poche ore prima festeggiato il cinquantunesimo compleanno dell’uomo. Poi ha chiamato il 112 alle due di notte. In caserma nel lungo e doloroso interrogatorio ha iniziato a rendersi conto di cosa ha fatto, stupendosi: “Non pensavo che avrebbero sofferto così tanto”. Da un primo esame del telefono, delle chat, dei giochi elettronici non è emerso nulla di significativo e ha già cominciato i colloqui con gli educatori al Beccaria. Più avanti, dopo la convalida, saranno svolti anche gli accertamenti su eventuali disturbi psichiatrici. Due sere fa dalla caserma sono usciti su un furgoncino grigio la nonna e lo zio, i volti attoniti.

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