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giovedì, Settembre 12, 2024

Cerveteri, al professor Visocchi la medaglia d’oro per l’innovazione in Neurochirurgia

La cerniera cranio cervicale consente l’articolazione del cranio con il collo è costituita dalla base del cranio e dalle prime due vertebre cervicali che prendono il nome di atlante (come il nome del Dio che sorreggeva il mondo) ed epistrofeo. Queste due vertebre sono articolate con la base del cranio e tra loro stesse per mezzo di legamenti, questi ultimi costituiti da tessuto connettivo elastico che svolge la funzione di una sorta di imbracatura. All’interno della cerniera c’è una struttura nervosa delicatissima che prende il nome di tronco dell’encefalo direttamente connessa al midollo spinale. Compressioni ed erosioni dell’articolazione della cerniera inducono sia la compressione che un’instabilità locale che possono produrre lo stesso effetto di uno scivolamento del capo sul collo e quindi di una compressione sul suo contenuto (tronco dell’encefalo e midollo spinale) con il rischio di danni funzionali virtualmente letali. Il tronco dell’encefalo costituisce una sorta di peduncolo anatomico del cervello e del cervelletto (entrambi prendono il nome di encefalo). Il tronco dell’encefalo ha quindi funzione di raccordo anatomico con il midollo spinale che ne costituisce la propaggine estrema e che decorre nella colonna vertebrale. Nel tronco dell’encefalo hanno sede strutture nervose nobilissime che regolano lo stato di coscienza, la pressione arteriosa, la frequenza cardiaca ed il respiro, inoltre passano fibre che veicolano informazioni di senso e di moto ai quattro arti. Un tumore (es cordoma, condrosarcoma, metastasi) o un’instabilità su base infiammatoria (es artrite reumatoide, patologia degenerativa) possono indurre un danno del tronco può essere associato a paralisi, disturbi della sensibilità, del sistema cardiocircolatorio, del respiro e dello stato di coscienza fino alle condizioni estreme del coma.  Quando i sintomi sono progressivi e la neuroradiologia evidenza una compressione delle suddette strutture vitali, si rende necessario un duplice intervento: 1) Approccio transorale con decompressione ed inevitabile destabilizzazione della giunzione; 2) stabilizzazione posteriore (Approccio Nucale). Entrambi gli interventi effettuati in questo paziente sono stati usati il microscopio operatorio (che ingrandisce fino a 40 volte il campo operatorio), l’endoscopio da fibre ottiche (che consente una visione ancora più angolata nel profondo capo chirurgico fino a 30° attraverso l’impiego di una telecamera) e l’aspiratore ad ultrasuoni, che consente di frammentare ed aspirare osso e cartilagine senza mettere a rischio i tessuti nobili nervosi. La tecnica operatoria impiegata è quella della microchirurgia. Di tutto questo si è parlato in questo in questo meeting della durata di 5 giorni  ed inoltre si è affrontato anche il capitolo  della base cranica e della chirurgia dei tumori intraassiali. Hanno partecipato anche delegati dell’ Asian Congress of Neurological Surgeons, The International Meningioma Society, The Indo-Japan Friendship Society, The Indian Society of Neurooncology e della  International Society for Neurosurgical Technology and Instrument Innovation, tutte associazioni internazionali che si interessano dell’innovazione in neurochirurgia e della chirurgia dei tumori del sistema nervoso. Il prof Massimiliano Visocchi, docente di Neurochirurgia presso l’Università Cattolica del S Cuore di Roma, Policlinico Gemelli, cittadino di Cerveteri da oltre 20 anni, è stato insignito della Medaglia d’oro , la più alta onoreficenza della CVJ and Spine Society , concessa come riconoscimento per il contributo esemplare la crescita e l’evoluzione di questa specialità neurochirurgica.

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