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giovedì, Settembre 12, 2024

Istat: record per il tasso di occupazione al 62,2% , disoccupazione ai minimi al 6,8%

Nel secondo trimestre gli occupati aumentano rispetto al trimestre precedente di 124mila unità (+0,5%), con la crescita dei dipendenti a tempo indeterminato (+0,9%) e degli indipendenti (+0,7%) e il calo dei dipendenti a termine (-1,9%). Il tasso di occupazione raggiunge il 62,2% (+0,2 punti), il più alto mai registrato nelle relative serie storiche trimestrali, mentre il tasso di disoccupazione sceso al 6,8% è il livello più basso dopo il terzo trimestre 2008 (quando si attestò al 6,7%). E’ quanto risulta dalle serie storiche dell’Istat. Nei dati provvisori di luglio 2024, su base mensile, il tasso di occupazione ha segnato il record al 62,3%, mentre quello di disoccupazione al 6,5% ha toccato i minimi dopo marzo 2008.Lo indica l’Istat, ricordando che nei dati provvisori di luglio, rispetto a giugno, si osserva un aumento degli occupati (+56mila, +0,2%) e del relativo tasso (+0,1 punti). L’occupazione cresce anche su base annua (+329mila, +1,4%), con i dipendenti stabili (+3,3%) e gli indipendenti (+0,6%) a fronte del calo dei dipendenti a termine (-6,7%). Nel secondo trimestre dell’anno, il tasso di disoccupazione scende al 6,8% (-0,3 punti rispetto al trimestre precedente) e il tasso di inattività 15-64 anni risulta stabile al 33,1%. Lo indica l’Istat, ricordando che nei dati provvisori del mese di luglio 2024, rispetto al mese precedente, si osserva una diminuzione del tasso di disoccupazione (-0,4 punti, al 6,5%) e la crescita di quello di inattività 15-64 anni (+0,2 punti, al 33,3%). Nel secondo trimestre 2024, l’input di lavoro, misurato dalle ore lavorate, è diminuito del -0,2% rispetto al trimestre precedente ed è aumentato dell’1,6% rispetto al secondo trimestre 2023. Nello stesso periodo il Pil ha registrato una crescita sia in termini congiunturali (+0,2%) sia in termini tendenziali (+0,9%). Lo indica l’Istat diffondendo la nota trimestrale sul mercato del lavoro. Nel secondo trimestre dell’anno, il costo del lavoro per Unità di lavoro equivalente a tempo pieno (Ula) registra “un consistente” aumento su base congiunturale, pari all’1,9%, per effetto della crescita sia delle retribuzioni (+1,7%) sia, in misura lievemente superiore, dei contributi sociali (+2,4). L’aumento del costo del lavoro si registra anche su base annua, attestandosi al 4,5%, ancora una volta per effetto della significativa crescita sia della componente retributiva (+4,7%) sia dei contributi sociali (+4,4%). Lo indica l’Istat. La crescita particolarmente sostenuta delle retribuzioni osservata nel trimestre, viene spiegato, si lega principalmente alle erogazioni economiche previste nei rinnovi contrattuali. Il numero di occupati, stimati dalla Rilevazione sulle forze di lavoro al netto degli effetti stagionali, nel secondo trimestre dell’anno si attesta a 23 milioni 940 mila. L’aumento del tasso di occupazione, salito al 62,2% (+0,2 punti in tre mesi), si osserva nel Centro e nel Mezzogiorno, tra le donne e tra gli over34, rimanendo invece stabile per gli uomini e diminuendo sia nel Nord sia tra i giovani di 15-34 anni, indicano inoltre i dati Istat. Nel confronto annuo, l’aumento del tasso di occupazione è più marcato nel Mezzogiorno rispetto alle altre ripartizioni (+1,2 punti in un anno rispetto a +0,9 punti nel Centro e a +0,1 punti nel Nord). La crescita del tasso di occupazione è più forte per le donne rispetto agli uomini (rispettivamente +0,9 punti e +0,4 punti) e coinvolge gli over34 (+1,3 tra gli individui di 50-64 anni e +1,2 punti tra chi ha 35-49 anni) diminuendo, invece, tra i giovani di 15-34 anni (-0,4 punti) che mostrano un più marcato calo del tasso di disoccupazione (-1,0 punti rispetto a -0,8 punti per i 35-49enni e a -0,6 punti per gli over50) e un aumento del tasso di inattività (+1,0 punti) che si contrappone al calo tra i più adulti (-0,6 punti per i 35-49enni e -0,9 punti per i 50-64enni). Tra gli stranieri, il tasso di occupazione cresce più intensamente in confronto agli italiani (+1,5 e +0,6 punti, rispettivamente). Nella ricerca di lavoro continua a prevalere l’uso del canale informale: sebbene in diminuzione, la pratica di rivolgersi a parenti, amici e conoscenti rimane la più diffusa (la quota di chi lo fa è il 74,7%, -1,9 punti nel confronto annuo); seguono, in crescita, l’invio di domande e curriculum (65,5%, +1,6 punti) e la consultazione di offerte di lavoro (47,6%, +2,7 punti). In aumento, tra i disoccupati, anche la quota di chi si rivolge al Centro pubblico per l’impiego (26,5%, +1,6 punti) e quella di chi contatta le agenzie private di intermediazione o somministrazione (21,6%, +2,1 punti).

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