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venerdì, Settembre 27, 2024

Cecchettin, al via il processo senza Turetta. Il legale: “Una libera scelta, troppo clamore”

A meno di un anno dalla morte di Giulia Cecchettin, uccisa con 75 coltellate, l’11 novembre 2023, in un parcheggio a Fossò, prende il via davanti alla Corte d’Assise di Venezia il processo a Filippo Turetta, reo confesso della morte della ex fidanzata. Il 22enne di Torreglia (Padova), che è accusato di omicidio volontario, aggravato da premeditazione, crudeltà, efferatezza e stalking, oltre che di occultamento di cadavere, reati per cui rischia l’ergastolo, non è in aula, come anticipato qualche giorno fa dal suo legale, l’avvocato Giovanni Caruso, che difende il giovane insieme con la sua collega, Monica Cornaviera. “Mi attiverò affinché venga per rispondere ai giudici. Certo, non oggi, ma quando sarà il momento”, ha detto Caruso. Il pool della difesa ha ribadito anche l’intenzione di non chiedere la perizia psichiatrica per il 22enne.
Difesa Turetta: “Clamore mediatico ha suggerito sua assenza” “È una sua libera scelta” non essere in aula “senza che vi sia alcuna mancanza di riguardo e di rispetto, ma il clamore mediatico in questa prima udienza gli ha suggerito di non essere presente”, ha spiegato l’avvocato Caruso. “È detenuto e sta scontando ed espiando la sua pena”, ha aggiunto. Un solo teste sarà chiamato a deporre per Turetta, il medico legale Monica Cucci, mentre una trentina sono quelli del pm Andrea Petroni, la metà carabinieri che hanno condotto le indagini, il padre di Giulia, Gino, la sorella Elena e le amiche, poi i consulenti medico legali e l’uomo che aveva chiamato il 112 segnalando la lite e la prima aggressione in ordine cronologico nel parcheggio vicino alla casa dei Cecchettin, a Vigonovo (Venezia). La parte civile per la famiglia Cecchettin non ha depositato liste di testimoni. I comuni di Fossò e di Vigonovo, il paese dove abita la famiglia Cecchettin, hanno dato incarico a legali per una costituzione in giudizio, che verrà valutata dal collegio. Di basso profilo è anche la scelta del luogo del processo, l’aula della nuova Cittadella di Giustizia in piazzale Roma. Inagibile la storica aula di Rialto, non si è optato per la più grande aula bunker di Mestre, teatro dei grandi processi veneziani. Il presidente del collegio, Stefano Manduzio, ha ritenuto sufficienti i 18 posti per le parti processuali più le 40 suddivise in egual misura tra pubblico e giornalisti. Le parole di Gino Cecchettin “Parteciperò alla prima udienza come segno di rispetto verso le istituzioni, per dire che noi ci siamo come parte civile, dopodiché il processo spero possa andare avanti anche senza di me”, aveva annunciato Gino Cecchettin. “Sicuramente rivivere certi passaggi è doloroso, è per questo che cercherò di starne fuori. Poi ho piena fiducia nelle istituzioni, nella magistratura, negli avvocati: faranno il loro corso e rispetterò ogni decisione presa”, aveva aggiunto. Il caso Fu la denuncia di scomparsa a dare il via a una storia finita nel peggiore dei modi. Gino Cecchettin si rivolse ai carabinieri domenica 12 novembre: la figlia non era tornata a casa e l’ultimo contatto era stato con la sorella la sera precedente, alle 22:43, con un messaggio su WhatsApp. L’ultima sera della ragazza, prossima alla laurea in Ingegneria biomedica, della quale era stata già fissata la data – il 16 novembre – iniziò con un giro al centro commerciale di Marghera (Mestre), in compagnia di Turetta. I due, anche se nell’agosto 2023 avevano interrotto la loro relazione, erano rimasti in contatto.
Dopo una cena al McDonald, si persero le tracce di Cecchettin e Turetta. Per una settimana l’Italia intera tenne il fiato sospeso, sperando di ritrovare viva la ragazza. La paura, infatti, che lui potesse averle fatto del male aveva già preso il sopravvento. Il corpo di Giulia Cecchettin fu ritrovato nei pressi del lago di Barcis, in Friuli Venezia Giulia. Turetta lasciò lì il cadavere della giovane prima di proseguire la fuga fuori dall’Italia, con la sua Fiat Grande Punto di colore nero. Fuga durata otto giorni, durante i quali nei suoi confronti era stato spiccato un mandato d’arresto europeo, conclusasi in Germania.

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