Perso il treno per far parte di una possibile filiera controllata. La Regione pensa a come togliere i cinghiali dalla strada eliminando i pericoli per automobilisti e cittadini, i cacciatori però arrivano prima, almeno a Ladispoli e Cerveteri, facendoli “sparire” prima del tempo. Nel piano “Da minaccia ad opportunità” difficilmente potranno far parte i due comuni dopo la strage dei bracconieri. «Sappiamo di questo finanziamento regionale – parla Corrado Battisti, gestore della palude per conto di Città Metropolitana – qui però i cinghiali non ne vediamo più segno evidente che possano essere stati eliminati, quindi parliamo di atti di frodo perché gli uffici dei vari enti erano già pronti con le gabbie per poterli catturare. Tra via Fontana Morella e Torre Flavia ne avevamo contati una trentina. Un altro gruppetto si era stanziato nella zona tra il municipio e la biblioteca comunale. Se dovesse ripresentarsi un’esplosione demografica sicuramente si terrà conto dell’iniziativa». La questione sta assumendo particolare rilevanza in relazione alla sicurezza stradale e alla incolumità pubblica. Inoltre va assumendo contorni economicamente rilevanti in considerazione degli ingenti danni arrecati agli agricoltori. Nel 2023, la Regione Lazio ha dovuto stanziare circa 20 milioni di euro circa di indennizzi. Ecco quindi le prime iniziative per il contenimento della diffusione delle specie selvatiche nel tentativo di trasformare la minaccia in opportunità. La Giunta Regionale ha recentemente approvato, infatti, l’aggiornamento del Piano straordinario regionale per le aree non infette e limitatamente alla specie cinghiale, riconoscendo un ruolo attivo alle aziende del settore agricolo e delle associazioni di categoria maggiormente rappresentative. Più in particolare ha definito le modalità di valorizzazione della filiera per la commercializzazione delle carni selvatiche, quale risorsa del territorio. L’obiettivo è quello di creare una filiera di produzione e lavorazione di carni di qualità che paradossalmente, allo stato attuale, non esiste. L’obiettivo indiretto rimane in realtà quello primario, ovvero di ridurre i danni all’agricoltura regionale, i pericoli per la circolazione stradale e di sicurezza per i cittadini, a seguito del continuo sconfinamento degli animali selvatici nei centri abitati.