Dopo la lettera degli Usa che domenica chiedeva a Israele di aumentare l’accesso degli aiuti a Gaza per evitare di vedere tagliata parte dell’assistenza militare statunitense, sono arrivati nel nord di Gaza i primi aiuti in due settimane. Secondo un aggiornamento di Cogat, l’organismo israeliano che supervisiona i territori palestinesi e si coordina con i gruppi umanitari, si sono visti gli aiuti: 145 camion contenenti cibo, prodotti per l’igiene, latte in polvere per neonati e attrezzature per rifugi, sono entrati a Gaza attraverso i valichi di Kerem Shalom ed Erez. L’esercito israeliano annuncia: “Distrutta la ‘fossa di Hezbollah’, il centro di gestione dei combattimenti”, nel sud del Libano. Il piano di Israele per rispondere all’attacco dell’Iran del primo ottobre è pronto: lo rivela la Cnn. L’organismo israeliano che supervisiona i territori palestinesi ha annunciato che i primi aiuti umanitari sono arrivati nel nord di Gaza per la prima volta da due settimane. Questo è accaduto dopo la lettera degli Stati Uniti in cui si chiedeva a Israele di aumentare l’accesso degli aiuti all’interno della Striscia per non vedere tagliato l’invio di armi. Tel Aviv non ferma i raid nel sud del Libano: secondo il governatore di Nabatiyeh, Howaida Turk, nella zona ci sono stati 11 attacchi, in uno dei quali è rimasto ucciso anche il sindaco della città, oltre ad altri civili. Durante una videoconferenza tra i ministri della Difesa dei 16 paesi dell’Unione europea che partecipano alla missione Unifil, “tutti hanno espresso unanime preoccupazione per la situazione nella regione, condannando con forza gli attacchi che hanno colpito le basi di Unifil, mettendo a rischio la sicurezza del personale militare impegnato nella missione delle Nazioni Unite”. Inoltre “è stata espressa con forza la necessità di rivedere le regole d’ingaggio, in modo da permettere a Unifil di operare in maniera più efficace e sicura”. Alla conferenza hanno partecipato i ministri della Difesa, o loro delegati, di Francia, Italia, Spagna, Austria, Croazia, Finlandia, Grecia, Irlanda, Lettonia, Paesi Bassi, Polonia, Germania, Estonia, Ungheria, Malta e Cipro. Il portavoce dell’Organizzazione per l’energia atomica dell’Iran, Behrouz Kamalvandi, ha affermato che un attacco israeliano ai siti nucleari iraniani è “improbabile” e che anche in caso di attacchi, ci sarebbero danni minimi alle strutture. “In ogni caso, l’Iran è pronto per qualsiasi scenario”, ha aggiunto, citato dalla Tv di stato.