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mercoledì, Ottobre 16, 2024

Migranti, oggi l’arrivo in Albania. L’Ue: “Regolamentare i rimpatri forzati”

Sono in totale 16, il numero è stato confermato, i migranti che, diretti verso le coste italiane, sono stati intercettati in acque internazionali e dirottati verso l’Albania a bordo della Libra della Marina Militare – e dove è stata svolta già una prima identificazione. Saranno loro i primi a essere ospitati nelle strutture di Shengjin e Gjader che attendono il loro arrivo per questa mattina, mercoledì 16 ottobre. Ma non è detto che tutto fili come auspicato nell’accordo siglato tra Giorgia Meloni e Edi Rama e che mira a ottenere un “effetto deterrenza” verso i migranti: bisognerà, infatti, attendere la conclusione delle procedure accelerate di frontiera, le quali non è certo che saranno approvate dai magistrati. Il tema è al centro dell’attenzione sulle future politiche migratorie che dovranno essere affrontate in sede europea: “Attualmente non è legalmente possibile per l’Ue avere questa opzione” di rimpatrio dei migranti nei Paesi terzi, “per rendere possibile un simile modello la legge Ue deve regolamentare il rimpatrio forzato in un Paese terzo, che non sia il Paese di origine” ed è “qualcosa che stiamo esaminando”. E’ quanto affermato questa mattina da una portavoce della Commissione Ue rispondendo a una domanda sul modello Italia-Albania. “Come parte di una politica d’asilo e migrazione funzionante, coloro che non hanno il diritto legale di restare, devono essere rimpatriati”, ha spiegato, richiamando la necessità di “accelerare il rafforzamento del lavoro sui rimpatri”. Intanto ieri tramite una nota si è espressa anche la presidente von der Leyen nella lettera inviata ai leader Ue in vista del Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre e in cui fa il punto sulle politiche migratorie dell’Ue: “Con l’avvio delle operazioni del protocollo Italia-Albania, saremo anche in grado di trarre lezioni da questa esperienza nella pratica”. “Dovremmo anche continuare a esplorare possibili strade da percorrere riguardo all’idea di sviluppare centri di rimpatrio al di fuori dell’Ue, soprattutto in vista di una nuova proposta legislativa sui rimpatri” scrive, esortando il governo dei Ventisette a “lavorare su modalità innovative per contrastare la migrazione illegale”. Con cinque mesi di ritardo rispetto alla previsione iniziale, a Gjader apre quindi i battenti l’hotspot – creato riutilizzando un vecchio sito dell’Aeronautica albanese – dove i migranti completeranno l’identificazione e lo screening sanitario. All’interno è stato creato un centro di accoglienza per richiedenti asilo da 880 posti, un Cpr da 144 posti, che ospiterà le persone destinate all’espulsione ed un penitenziario da 20 posti per chi compie reati all’interno dell’area. Il sito è perimetrato da muri e recinzioni e vigilato da telecamere. All’interno vale la giurisdizione italiana e forze dell’ordine italiane garantiranno la sicurezza. Presente nelle strutture anche personale dell’Unhcr per verificare il rispetto dei diritti dei rifugiati. L’intera procedura, a partire dalla domanda di asilo, dovrà concludersi in 4 settimane: chi ha diritto verrà trasferito in Italia, chi no sarà rimpatriato, dopo la permanenza nel Cpr. I tempi per i ricorsi – previsti videocollegamenti con il tribunale di Roma per esaminarli – sono stati dimezzati a 7 giorni dal decreto flussi appena approvato.

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