Yahya Sinwa, leader di Hamas, ucciso da Israele in un raid su Gaza. L’esame del Dna e test condotti sui denti del cadavere di uno dei terrorristi uccisi in un raid israeliano a Gaza indicano che Sinwar è morto, come riferisce la tv israeliana Channel 12. Un corpo, che si ritiene essere quello di Sinwar, è stato trasportato in Israele. Le autorità israeliane hanno condotto l’analisi confrontando i risultati con il Dna raccolto durante la detenzione di Sinwar in una prigione israeliana. “Abbiamo il suo Dna quando era in prigione”, aveva detto l’ambasciatore israeliano presso le Nazioni Unite Danny Danon in un’intervista a settembre, quando le autorità israeliane credevano, erroneamente, di aver ucciso il leader di Hamas. “Durante operazioni delle Idf a Gaza sono stati eliminati tre terroristi. Le Idf e lo Shin Bet stanno verificando la possibilità che uno dei terroristi sia Yahya Sinwar”, si legge in un post delle Idf, che precisano come “in questo momento non possa essere confermata l’identità dei terroristi”. “Negli edifici in cui sono stati eliminati i terroristi non c’erano tracce della presenza di ostaggi nell’area”, affermano le Idf nelle comunicazioni ufficiali. “Le forze che stanno operando nell’area continuano le attività con la necessaria cautela”, aggiunge il post dopo che in passato sono circolate notizie secondo cui Sinwar potrebbe nascondersi circondato da ostaggi catturati durante l’attacco in Israele del 7 ottobre dello scorso anno e ancora trattenuti nella Striscia di Gaza. Intanto, in un’informativa al Senato sulla missione Unifil in Libano, il ministro della Difesa Crosetto ribadisce: “Andare via ora non porterebbe alcun beneficio, mi recherò a Beirut e a Tel Aviv”. Mentre la missione Onu denuncia che un carro armato israeliano ha sparato contro una sua postazione nel sud del Libano. L’attacco è avvenuto nel settore in un cui opera il contingente spagnolo dei caschi blu. L’esercito israeliano, però, ribadisce che i caschi blu dell’Unifil in Libano “non sono un obiettivo”. Nato nel 1962 nel campo profughi di Khan Yunis nella striscia di Gaza allora occupata dall’Egitto, la sua famiglia fu espulsa o fuggì da Al-Majdal Asqalan (Ascalona) durante la guerra arabo-israeliana del 1948. Sinwar ha terminato gli studi presso l’Università islamica di Gaza, dove ha conseguito una laurea in Studi arabi. Nel 1989, avendo orchestrato il rapimento e l’uccisione di due soldati israeliani e di quattro palestinesi che considerava dei collaborazionisti, Sinwar è stato condannato a quattro ergastoli da Israele, scontando però solo 22 anni di carcere fino al suo rilascio, avvenuto nell’ottobre del 2011, insieme ad altri 1026 detenuti palestinesi, in uno scambio concordato per la liberazione di Gilad Shalit, un soldato israeliano rapito nel 2006. Nel 2017 Sinwar è stato eletto alla guida di Hamas e l’anno successivo ha affermato di perseguire una “resistenza pacifica e popolare”, posizione che è stata in seguito abbandonata. Nello stesso ruolo è stato quindi rieletto nel 2021 divenendo, nello stesso anno, bersaglio di un tentativo di omicidio mirato da parte di Israele.
Sinwar è stato l’ideatore dell’attacco di Hamas contro Israele del 7 ottobre 2023. Nel corso della conseguente guerra di Gaza ha continuato a comandare il gruppo dall’interno della striscia, divenendo pertanto tra i principali obiettivi dell’attacco dell’esercito israeliano. Nel febbraio 2024 vengono diffuse immagini del suo rifugio al di sotto di Khan Yunis nel quale Sinwar si sarebbe in precedenza nascosto assieme a membri della sua famiglia e a 12 ostaggi israeliani, utilizzati come scudi umani. Nel maggio 2024 la Corte Penale Internazionale (CPI) ne ha richiesto l’arresto assieme agli altri capi di Hamas Ismail Haniyeh e Mohammed Deif, accusandoli di sterminio, presa di ostaggi, stupri e altre forme di violenza sessuale.