Dissesto idrogeologico, la Tuscia non in fascia rossa ma il rischio esiste. Le piogge continue di questo inizio autunno stanno creando disagi alla circolazione e allagamenti in varie zone della provincia di Viterbo. In Emilia Romagna si sta vivendo, invece, una vera e propria emergenza generale con squadre di Protezione civile e vigili del fuoco provenienti da tutto il Paese per portare aiuti a paesi isolati e a migliaia di persone sfollate. L’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) ha diffuso i dati aggiornati della piattaforma “IdroGEO” che monitora puntualmente tutti i fenomeni di dissesto idrogeologico tra cui frane, territori maggiormente a rischio e numero di persone coinvolte. Nella provincia di Viterbo risultano 1.471 edifici e 3.112 persone a rischio di alluvioni; 15.622 abitanti e 5.666 edifici coinvolti in territori a rischio frane. I dati derivano dalla classificazione di idroGEO, sistema che usa una classificazione con cinque classi di pericolosità: molto elevata (P4), elevata (P3), media (P2), moderata (P1) e, inoltre, prevede specifiche aree di attenzione (AA). La provincia di Viterbo rientra in uno scenario di pericolosità legata agli scenari P3 e P4, mentre per il rischio di alluvioni è classificata con pericolosità P4. Il sistema IdroGEO è fondamentale soprattutto in un’ottica di prevenzione dei fenomeni di dissesto idrogeologico perché rileva le varie categorizzazioni di rischio mediante una resa grafica precisa con mappe, un inventario storico e geografico dei fenomeni franosi, statistiche e indicatori di rischio correlati. La rilevazione dei rischi idrogeologici mediante un attento monitoraggio con banche dati aggiornate e sistemi moderni di prevenzione e operativi sono diventati una necessità, specie in un territorio fragile come l’Italia. Nella Tuscia sono particolarmente attenzionate le zone dei monti Cimini, l’alta Tuscia e i fiumi Tevere, Marta e Fiora. Sono ricordi neanche troppo lontani le esondazioni che hanno colpito il litorale di Montalto di Castro, Orte e tanti altri paesi del Viterbese. Altro fronte di rischio sono anche i borghi arroccati su costoni di roccia: su tutti Civita di Bagnoregio, in cui il Comune è intervenuto da anni e ottenuto fondi ad hoc dalla Regione Lazio. La sinergia istituzionale, in questo senso, è fondamentale.