Inutile negare che a Ladispoli l’argomento della settimana siano le dimissioni dell’assessore Veronica De Santis, una persona sicuramente a modo per cui anticipiamo che ci interesseremo solo al ragionamento sui fatti tralasciando le interpretazioni gossippare. Queste dimissioni erano un evento da noi anticipato con tutto il repertorio di banali giustificazioni. La giustificazione della revoca fornita dal sindaco in una intervista è molto aulica e scontata, ovvero “di una grande professionista, molto ricercata, che deve conciliare affari personali e vita professionale” e bla bla bla. Questa visione ha due punti di appoggio, il primo è sicuramente la maternità relativamente recente ma anche il lavoro presso ANAS dal 2021, da quel che ci è dato sapere ma certo non dagli atti ufficiali che sarebbero dovuti per legge. Però questa visione cozza contro considerazioni che lasciano dubbi.
Il primo è che l’assessore De Santis sia stata assente innumerevoli volte negli ultimi mesi dalle riunioni di Giunta, praticamente quasi sempre e, oltre ad essere poco serio rispetto agli impegni presi, odora molto di più di una qualche precauzione. Sarebbe curioso sapere se vi sia stata retribuzione a fronte di così poco impegno, e la stessa considerazione vale per il vice sindaco Conti, anche soprannominato “l’uomo in eterna missione esterna per approvvigionamento fondi da spendere allegramente”.
Quindi se realmente il problema fossero la maternità ed il lavoro per quale motivo aspettare tanti mesi prima di dare le dimissioni e senza partecipare alle riunioni di Giunta? Anche perché si è trascurata una parte importante dei compiti, a dimostrazione ricordiamo che tutte le VAS dei vari Piani hanno messo pesantemente l’accento sulla programmazione di servizi quali acqua, depurazione, traffico e Ladispoli è in pesante ritardo su questo fronte.
L’architetto De Santis non è specificatamente una urbanista e probabilmente non ha le competenze specifiche per valutare questi punti, anche se potremmo far notare che è in buona compagnia del suo sindaco altrettanto poco competente, formalmente, in materia urbanistica. Tutti aspetti che hanno permesso all’amministrazione Grando di farsi “guidare” dai vari costosi consulenti, mercenari per natura. Il risultato è lo scempio urbanistico del territorio. Ci sono poi alcuni fatti specifici che non depongono bene per l’assessora De Santis, in particolare la gestione della pista ciclabile, una manovra più propagandistica che utile e che comunque è stata gestita in modo maldestro, anche per specifiche responsabilità dei tecnici che non hanno certo aiutato l’assessore. Siamo di fronte ad una tela di Penelope con un fai e disfai continuo, che sicuramente a qualcuno ha fruttato molto, con prevaricazioni rispetto ai cittadini per un risultato molto discutibile. Potremmo parlare del Piano del Traffico che solo oggi sembra essere stato ripreso in considerazione, con colpevole ritardo dopo tutto lo scempio urbanistico già deliberato, ma forse non si volevano intoppi ai progetti presentati per speculazione. Di recente anche la vicenda su Torre Flavia non ha certo aiutato l’immagine dell’assessore De Santis.
In primavera il finanziamento statale è stato tolto, e l’amministrazione è corsa a richiederne uno regionale, vedi sopra, che potrebbe essere stato concesso, ma l’impostazione generale del progetto di recupero ne è stata compromessa. Ovviamente aver trovato un posto fisso è per l’assessore De Santis una ottima prospettiva piuttosto che rendere conto fra due anni di tutti questi problemi non risolti, sempre ammesso che qualcuno non se ne sia accorto nelle opportune sedi. Ci sarebbe da parlare della mancata trasparenza sul sito comunale rispetto al incarico che potrebbe essere il suo nuovo lavoro ma ormai della mancanza di trasparenza sui dati dovuti per legge si è accorto anche il Codacons per cui non ci torniamo sù. D’altra parte va preso atto che il solito festival dell’ipocrisia, come lo sono stati gli atteggiamenti verso tanti problemi reali, dai rifiuti abbandonati e mai combattuti con fototrappola acquistate in abbondanza e strapagate ma mai installate, o le antenne gettare a pioggia sul territorio senza passare per un Piano Antenne dovuto per legge e con sfregio di comprendere se la salute di cittadini sia in discussione, o un territorio Olmetto abbandonato al degrado delle vasche da bagno abbandonate, tanto che viene il sospetto che il degrado sia cercato consciamente per deprezzare i terreni e fare il famigerato Cerreto bis tanto caro a Paliotta ed oggi a Grando. “Passato l’assessore gabbato lo santo”? Vedremo. La delega ai lavori pubblici è passata a Pierini, che non ha specifiche qualità sui lavori pubblici ma tanta esperienza amministrativa e con lui, cresce anche Fargnoli, una crescita non banale di quel gruppo a fronte della quale lascia perplessi la passività delle altre forze politiche. Entra in giunta anche la consigliera Daniela Marongiu ma appare evidente che la scelta sia per equilibrare la Giunta con un’altra manina fedele a prescindere dai contenuti e dalle competenze. Cambiare tutto affinché nulla cambi (parafrasi da ‘il Gattopardo’), ma questo è il motto delle amministrazioni Grando 1 e 2. La sostituzione dell’assessora De Santis è sicuramente diversa da quelle degli assessori prima di lei, dettati da astii o problemi politici, la sua appare più soft e garbata, ma nella sostanza è la più politica perché si è vestito tutto di paterna bonarietà ma solo per mettere sotto il tappeto la polvere dei problemi di cui abbiamo scritto sopra, e forse altro ancora. La sostituzione dell’assessore De Santis è, grottescamente, la misura del fallimento delle giunte Grando, perché la buona amministrazione non è mandare avanti il comune e organizzare qualche festa con artisti più o meno famosi, ma la buona amministrazione è dare una visione di città a lungo termine e quella data dalle amministrazioni Grando è stata tanto cemento per pochi, poca programmazione e servizi, con tante distrazioni di massa dalle feste di Capodanno alle Frecce Tricolori. Parliamo di fallimento sociale, non certo personale visti gli innumerevoli buoni affari di famigla, a partire dal Gotha. Ora vedremo come vorranno impostare l’azione gli assessori Pierini e Fargnoli, storicamente “non ostili” ad una vecchia conoscenza di Ladispoli, una società di project financing che più volte ha cambiato nome ma non la pelle e che all’inizio era molto avversata, a parole, dal sindaco Grando, salvo trovarci un accordo a pochi messi dalla “mis en place” sulla poltrona da sindaco e che non è mai andata via. Probabilmente ritroveranno tante care consulenze dai vecchi amici anche se abbiamo seri dubbi sul fatto che saranno a favore dei cittadini. “L’ipocrisia è il modo di pagare il debito della virtù senza avere la virtù.”