Bene l’ospedale di comunità ma la realizzazione di un vero e proprio ospedale «rimane per quello che era, cioè solo propaganda elettorale». A tornare sulla realizzazione della struttura che sorgerà all’ingresso nord di Ladispoli, nei pressi della Casa della Salute, è il partito democratico locale. «Il consiglio comunale di martedì 5 novembre scorso ha dato il via libera alla realizzazione da parte della Asl di una nuova struttura che potrà ampliare i servizi degli attuali poliambulatori e Pit posti sulla via Aurelia – spiegano i dem – Il nuovo edificio occuperà mille metri quadrati e sarà collegato funzionalmente alle strutture esistenti». E dal circolo locale ricordano come la delibera approvata all’unanimità dalla massima assise cittadina non sia altro che «l’ultimo atto di una procedura iniziata nel 2021 dall’allora giunta regionale del presidente Zingaretti che finanziò l’ampliamento delle strutture sanitarie territoriali». A Ladispoli furono assegnati «3milioni di euro del Pnrr per quello che viene definito ospedale di comunità con 20 posti letto, struttura intermedia tra l’ambulatorio del medico di base e l’ospedale generale». Obiettivo del progetto: «cure più vicine all’utenza – proseguono ancora dal Pd – quando i casi clinici non richiedono il ricovero in urgenza e può essere evitato l’affollamento critico dei pronto soccorso ospedalieri». Per i dem si tratta di «un altro passo in avanti per dare risposte agli utenti» del territorio anche se non va confuso con la realizzazione di un ospedale vero e proprio, “cavallo di battaglia” dell’attuale sindaco in campagna elettorale. «Nei mesi scorsi – evidenziano infatti i dem – la giunta Rocca ha deciso il piano regionale degli ospedali del Lazio per i prossimi dieci anni e non c’è nessuna previsione per Ladispoli. E come se non bastasse il sindaco di Fiumicino rivendica il primato del suo Comune nel caso si facesse un Ospedale nel territorio del litorale a nord di Roma. Anche per questa ennesima presa in giro dei cittadini – concludono dal Pd – Grando dovrebbe chiedere scusa».