venerdì, Novembre 15, 2024

Gli studenti scendono in piazza contro il governo. Tensioni a Torino, bruciato il fantoccio di Valditara

Da Roma a Torino a Napoli, passando per Padova Milano e Bologna: gli studenti di tutta Italia si sono uniti oggi nello sciopero proclamato contro le misure del Governo nell’ambito dell’istruzione pubblica, chiamato “No Meloni Day”. Nel mirino dei più giovani, i rappresentanti politici di tutto l’arco parlamentare: imbrattate con vernice rossa le foto di Giorgia Meloni a Milano e di Elly Schlein a Torino, Matteo Renzi tra gli studenti di Genova. Tra gli obiettivi della protesta, anche il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. Il corteo degli studenti a Bologna si è concluso in piazza San Francesco, dove i liceali e universitari hanno bruciato il testo della legge sulla scuola promossa da Valditara. Slogan contro il titolare di viale Trastevere, Meloni, ma anche Piantedosi, anche in relazione agli scontri di sabato scorso. La mobilitazione riguarda anche la crisi della sanità, la violenza di genere e la condizione delle scuole. Il corteo, partito da piazza Verdi, ha fatto tappa davanti alla sede dell’Ufficio scolastico regionale, lasciando alcuni scatoloni con scritte contro l’alternanza scuola-lavoro e ricordando gli studenti rimasti vittime di incidenti in azienda. “Gli studenti sanno da che parte stare” hanno urlato al megafono. Arrivati in via Turati, a pochi passi dal Consolato degli Stati Uniti, gli studenti milanesi del corteo ‘No Meloni day’, al quale hanno partecipato circa 500 persone, hanno organizzato un flash mob esponendo una grossa bandiera della Palestina. Alcuni attivisti hanno indossato maschere di Donald Trump, Putin, Netanyahu, Elon Musk, Giorgia Meloni e altri esponenti politici internazionali, imbracciando fucili di cartone. Sotto alla bandiera hanno imbrattato l’asfalto di vernice rossa. “La polizia – hanno detto, riferendosi agli agenti in tenuta antisommossa schierati per impedire loro di raggiungere il Consolato – difende gli uffici di chi è complice del genocidio in Palestina. Come è possibile che la democrazia ce la voglia insegnare uno Stato costruito su terre rubate dal colonialismo? Un Paese che ha bombardato mezzo mondo, un Paese costruito dagli schiavi”. Durante il flash mob sono stati accesi fumogeni. Prima di sciogliere il corteo, durante il quale è stata fatta anche un’azione con i fumogeni davanti ai giardini di Porta Venezia, gli studenti hanno ricordato Licia Pinelli, la vedova del ferroviere anarchico Giuseppe Pinelli, morta lunedì scorso: “A questa donna va tutta la nostra riconoscenza”. Gli studenti rivendicano il protagonismo, la voglia di contare nella scuola e il diritto allo studio con forme di incentivazione per chi è più disagiato. Ma c’è anche il no decisivo “all’alternanza scuola lavoro”, espresso con il flash mob di fronte ad Assolombarda a Milano: un gruppetto di studenti ha esposto uno striscione con scritto “Avete le mani sporche di sangue, l’alternanza uccide”, mostrando i palmi delle mani imbrattati di vernice rossa. “La scuola sta perdendo la sua funzione originaria, quella formativa”. Il corteo, al quale hanno partecipato alcune centinaia di persone, è poi proseguito verso corso di Porta Vittoria e via Visconti di Modrone. Al megafono i ragazzi hanno parlato anche dei “lavoratori della scuola che vengono sospesi per aver criticato Valditara”. “Non abbiamo paura che continuino a sospendere i professori – hanno detto – noi continueremo a rivendicare la libertà del pensiero libero e la possibilità di esercitare il pensiero critico”. Nella Capitale, il corteo si è mosso verso il Ministero dell’Istruzione e del Merito, in viale Trastevere, dove gli studenti hanno espresso la loro contrarietà alle politiche di Valditara e della ministra dell’Università, Anna Maria Bernini, in particolar modo contro l’alternanza scuola lavoro. Cori, slogan e striscioni anche contro i tagli in manovra, il DL sicurezza e la guerra in Palestina. La sede del dicastero diretto da Valditara, tra l’altro, è diventata ‘Ministero della Guerra’: a ribattezzarlo così, con una grande scritta bianca sull’asfalto. Un minuto di rumore anche in via Marmorata: i giovani dei collettivi romani hanno infatti agitato i mazzi chiavi e fatto risuonare una sirena alle casse, “per Giulia Cecchettin, per tutte le donne uccise brutalmente e contro la repressione di questo governo”, ha spiegato una studentessa. “Siamo il grido altissimo e feroce di tutte quelle donne che più non hanno voce” hanno poi scandito al megafono ricordando anche la manifestazione del 23 novembre indetta da Non una di meno in vista della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne del 25. Sempre a Roma cinque studenti con il volto coperto da foulard rossi, le braccia tese verso l’alto e le manette ai polsi si sono schierati davanti al cordone degli agenti del reparto mobile in tenuta antisommossa mentre dal corteo veniva lanciata vernice rossa. Appesi al collo dei giovani dei cartoni con su scritto “arrestateci/e tutti/e” , “stop repressione subito” e “no ddl 1660” (il ddl Sicurezza, ndr). L’azione è inscenata alla fine di Ponte Sublicio.

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