mercoledì, Dicembre 4, 2024

Omicidio Giulia Cecchettin, la sentenza: “Filippo Turetta condannato all’ergastolo”

Filippo Turetta è stato condannato all’ergastolo per il femminicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin, avvenuto l’11 novembre 2023 a Fossò, in provincia di Venezia. La sentenza della Corte d’assise di Venezia è stata letta nel pomeriggio dal presidente del Collegio, Stefano Manduzio. Turetta era presente in aula, così come il padre di Giulia, Gino Cecchettin. C’è stata una stretta di mano e un breve dialogo stamattina in aula tra Gino Cecchettin e l’avvocato Giovanni Caruso, difensore di Turetta, dopo le polemiche seguite all’arringa del legale che, secondo il padre della vittima, aveva “umiliato la memoria di Giulia”. Né Cecchettin, né Caruso hanno rilasciato dichiarazioni, eccetto una breve battuta del legale di Turetta: “Mi ha fatto molto piacere potermi chiarire”. Nella scorsa udienza del 26 novembre, il difensore dell’imputato Giovanni Caruso ha cercato di smontare le tesi del pm sul riconoscimento delle aggravanti, con l’intento di evitare l’ergastolo a Turetta. È questo l’obiettivo della difesa, consapevole che comunque per il 23enne ci sarà un verdetto di condanna. Il pm Andrea Petroni, nella requisitoria, ha sostenuto che Turetta “premeditò con crudeltà l’uccisione di Giulia”. Un assassinio “premeditato”, quindi punibile con l’ergastolo, su cui pesa soprattutto quella lista delle cose per uccidere (coltelli, scotch, badile, sacchi neri dell’immondizia, corda per legare caviglie, sotto e sopra ginocchia, calzino umido in bocca per non farla urlare) stilata dal 23enne quattro giorni prima del femminicidio. Un progetto dal quale, ha aggiunto il pm, poteva tirarsi indietro in qualsiasi momento, avendo “tutte le possibilità e gli strumenti culturali per scegliere”. Il difensore Caruso aveva cercato di smontare i punti sui quali poggiano le aggravanti: premeditazione, crudeltà, stalking. Per il legale, le liste delle cose da fare e il modus operandi di Turetta sarebbero prova non della premeditazione ma della sua “indecisione” rispetto alla volontà di uccidere. Riguardo alla crudeltà, ha sostenuto l’avvocato, quella di Turetta sarebbe stata un’aggressione “da ‘corto circuito’, in preda a una alterazione emotiva”. Gli atti persecutori, lo stalking: Giulia Cecchettin, ha sostenuto Caruso, era sì controllata continuamente dal ragazzo, ma “non aveva paura di Filippo, non cambiò le sue abitudini” nonostante l’atteggiamento ossessivo del giovane, “se avesse avuto paura non avrebbe accettato di uscire con lui quella sera”.

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