venerdì, Dicembre 13, 2024

Morte Ramy, l’amico che guidava lo scooter: “Non c’è stato alcun alt, siamo stati spinti da dietro dall’auto dei carabinieri”

“Non c’è stato un alt dei carabinieri. Sono scappato sì, ma non da un alt”. Lo ha detto il 22enne Fares Bouzidi, l’amico di Ramy Elgaml, morto a Milano il 24 novembre al culmine di un inseguimento stradale. “Ho incrociato la macchina – ha raccontato il giovane, che era alla guida dello scooter – avevo paura perché non avevo la patente e sono scappato; loro sono venuti dietro, ho accelerato e loro ancora dietro, avevo l’ansia perché ero senza patente, poi c’è stato l’urto, la botta, la spinta da dietro. Speravo di poter rallentare, fermarmi per permettere a Ramy, che aveva perso il casco, di scendere ma non ce l’ho fatta”. Al termine dell’interrogatorio, durato oltre due ore davanti al gip Marta Pollicino, i legali Marco Romagnoli e Debora Piazza hanno chiesto alla giudice la revoca della misura cautelare dei domiciliari per resistenza a pubblico ufficiale, date anche le condizioni di salute del 22enne, arrivato in stampelle al Palazzo di Giustizia. Il gip deciderà nei prossimi giorni. “Ha risposto con difficoltà, date le sue condizioni, a tutte le domande – ha spiegato Romagnoli ai cronisti -. Ha risposto compiutamente per quello che ricorda, dato il trauma che ha avuto”. Ha confermato che è “scappato ma non da un alt dei carabinieri, ha incrociato la macchina e aveva paura, ha accelerato e loro dietro, aveva l’ansia perché era senza patente, era quello il suo timore”. Ha messo a verbale “di essere stato urtato, spinto da dietro, ha riferito che non ha perso lui il controllo, lui istintivamente stava andando verso casa”. Ricorda “l’urto, il volo e il risveglio in ospedale”. Quella sera per lui e Ramy, secondo la versione del 22enne, era stata una serata normale, di divertimento, prima dell’inseguimento. Un altro aspetto che ha raccontato a verbale, ha aggiunto il legale, “è che durante la dinamica dell’inseguimento sperava di poter rallentare e fermarsi per permettere a Ramy di scendere, anche se non si era nemmeno accorto che l’amico aveva perso il casco”. Secondo il legale, Bouzidi, indagato anche per omicidio stradale, come il carabiniere della prima macchina inseguitrice, “non ha saputo dire se ci siano stati altri urti durante l’inseguimento di 8 km, non ha saputo ricostruire con certezza, lui si ricorda questa ultima botta da dietro, quella spinta forte in avanti, che ce ne siano stati altri può essere o non essere, non ricorda”.

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