40 miliardi di euro di fatturato l’anno, più di una legge di bilancio, pari a due punti di pil. E’ la Mafia Spa, la quarta industria più ricca del Paese. Camorra, Ndrangheta, Cosa Nostra, Sacra Corona Unita e organizzazioni straniere che inquinano l’economia pulita, sottraggono risorse alla Stato e di conseguenza ai cittadini. Roma, seconda solo a Napoli, per numero di imprese potenzialmente nell’orbita della criminalità organizzata: oltre 16mila. A dirlo è la CGIA di Mestre. Anche Latina e Frosinone, nelle prime trenta posizioni della triste classifica sulle aziende in odor di mafia. Traffico di armi, narcotraffico, smaltimento illegale dei rifiuti, usura le attività più remunerative per i clan. Nel Lazio dal 2013 al 2023, le denunce per estorsione sono aumentate del 127%. Lo scorso anno, Roma è stata la città che ha fatto registrare più segnalazioni per racket all’autorità giudiziaria: oltre 1200. Spicca il dato di Frosinone, provincia notoriamente infiltrata. In un decennio le denunce per usura sono state solo 10 in più. Come spiega la Direzione Investigativa Antimafia, il fenomeno sta cambiando: meno violenza, e una sorta di complicità con le vittime. Si impone il personale da assumere, o si forniscono servizi, fino ad arrivare all’attività di fatturazione per operazioni inesistenti.