La nuova sede della scuola Marone di Pomeziain via dei Castelli Romani 2 è al centro del dibattito politico a Pomezia da quasi 6 mesi, da quando l’amministrazione ha deciso di destinare l’edificio a uso scolastico.Nonostante questo persiste una grandissima criticità: il rogito per l’acquisto dell’immobile non è ancora stato effettuato, in quanto i lavori di ristrutturazione non sono stati completati. In particolare, il principale ostacolo al termine dei lavori sembra riguardare l’impianto di riscaldamento, che da contratto preliminare d’acquisto doveva essere pronto all’uso entro il 31 ottobre.
Ma ad oggi, visto che il Comune ancora non è il proprietario dello stabile, chi sta pagando le bollette dell’edificio? A chi sono intestate?
Dopo un confronto con l’ufficio stampa della Sindaca e in occasione della commissione trasparenza della scorsa settimana, è emerso che le utenze sono intestate al Comune di Pomezia. Ma a questo punto sorgono altre perplessità: secondo quale titolo il Comune paga le utenze di un edificio che non è ancora di sua proprietà?
Nel contratto preliminare d’acquisto e nel verbale di consegna non viene chiarito chi debba farsi carico dei costi di gestione (luce e riscaldamento). Questo potrebbe sollevare il dubbio di una possibile irregolarità amministrativa: non è chiaro con quale titolo il Comune di Pomezia si prende carico di questa spesa nonostante non ci una forma contrattuale che giustifichi il pagamento delle utenze da parte dell’ente.
Ma ponendo anche la premessa che i costi di gestione siano giustificati dall’attuale uso pubblico dell’edificio – in quanto scuola – la questione resta aperta. Infatti, l’utilizzo di strumenti elettrici – che con ogni probabilità sono presenti per i lavori in corso nello stabile – con ogni probabilità sono stati effettuati con la rete elettrica della scuola, è difficile immaginare altre opzioni. Quindi, nonostante i lavori di adeguamento sono espressamente a cura e spese del venditore (come specificato nel contratto preliminare di compravendita), il Comune – se riteniamo valide le precedenti premesse – potrebbe indirettamente contribuire al pagamento di una parte dei lavori, coprendo i costi dell’elettricità per il completamento dei lavori.
Pertanto, le domande che noi poniamo analizzando questa nebbia sono le seguenti: esiste un accordo che giustifica il pagamento delle utenze da parte del Comune? L’utilizzo degli strumenti elettrici per i lavori di ristrutturazione è effettivamente connesso alla rete elettrica della scuola? Se la rete della scuola è effettivamente coinvolta, il Comune potrebbe trovarsi a pagare spese che non gli competono, con tutte le implicazioni amministrative che ciò comporta?