mercoledì, Gennaio 15, 2025

Giornalismo: si è spento a 94 anni Furio Colombo, i funerali domani a Roma

”Nella mattinata di oggi è deceduto all’età di 94 anni Furio Colombo, assistito dalla moglie Alice e dalla figlia Daria”, spiega una nota della famiglia che i funerali si svolgeranno al Cimitero Acattolico di Roma domani mercoledì 15 gennaio alle ore 15″. ”Intensissima la sua attività di giornalista – ricorda ancora la nota – che lo ha visto inviato della Rai e corrispondente dagli Stati Uniti, editorialista di Repubblica, direttore de L’Unita, fondatore del Fatto Quotidiano. Parlamentare per tre legislature per i Ds L’Ulivo e il Pd. Ha svolto un’intensa attività culturale come autore di testi letterari e cinematografici e diretto per tre anni l’Istituto di Cultura di New York, nonché titolare di cattedra alla Columbia University. Ha svolto anche incarichi aziendali prima alla Olivetti e poi come Rappresentante Fiat negli Stati Uniti”. Nato a Châtillon, in Valle d’Aosta, da una famiglia israelita, si laureò giovanissimo in giurisprudenza a Torino e già alla metà degli anni cinquanta cominciò un’attività parallela tra pratica in avvocatura e partecipazione alla scrittura di programmi culturali della Rai, assieme ad Umberto Eco, Gianni Vattimo e Piero Angela: realizzò numerosi documentari, servizi giornalistici, e pubblicazioni a carattere saggistico. Dal 1967 è giornalista professionista. Nei primi anni ’70 fu professore a contratto presso il corso di laurea in DAMS che contribuì a fondare in seno all’Università di Bologna, insegnando teoria e tecniche dei media e del linguaggio radiotelevisivo. Nel 1971 sottoscrisse la lettera aperta a L’Espresso contro il commissario Luigi Calabresi. Nel 1972 prese parte alla realizzazione del film Il caso Mattei di Francesco Rosi, nel quale interpretò il ruolo di assistente-traduttore del fondatore dell’ENI, Enrico Mattei (Gian Maria Volonté). Nel novembre 1975 fu autore dell’ultima intervista rilasciata da Pier Paolo Pasolini, che fu pubblicata da La Stampa di Torino, allora diretta dal giornalista Arrigo Levi, il giorno prima dell’omicidio dello scrittore. Colombo fu corrispondente dagli Stati Uniti per il quotidiano La Stampa, e per la Repubblica, di cui fu editorialista. Scrisse per il New York Times e per la New York Review of Books, insegnando giornalismo alla Columbia University e all’Università della California – Berkeley. Dal 1991 ha diretto per tre anni l’Istituto Italiano di Cultura di New York. Nel settembre 1991 sopravvisse a un incidente aereo: mentre viaggiava su un piccolo aereo con una troupe della Rai per andare a intervistare l’allora presidente della Bassa Sassonia Gerhard Schröder per un programma sulla riunificazione tedesca, durante l’atterraggio all’aeroporto di Kiel l’aereo uscì di pista, causando la morte di una giovane produttrice .Ha condiretto dal 2001 al 2005 la rivista mensile L’architettura. Cronache e storia fondata da Bruno Zevi, ed è stato responsabile de La Rivista dei Libri, curatrice dell’edizione italiana della The New York Review of Books. Rivestì incarichi dirigenziali in importanti aziende, dapprima alla scuola di Adriano Olivetti, e successivamente negli Stati Uniti dove diventò chairman del gruppo FIAT nel 1988.

Direttore de l’Unità
Nel 2001 venne nominato direttore de l’Unità, da poco rinata dopo il fallimento del 2000; mantenne la carica fino al 2005, quando venne sostituito dal suo condirettore Antonio Padellaro. Secondo quanto riportato da Marco Travaglio in un editoriale del 2008 sulla stessa Unità, le dimissioni di Colombo sarebbero dovute a numerose pressioni subite dai Democratici di Sinistra per dissidi sulla linea editoriale del quotidiano.

Cofondatore ed editorialista de il Fatto Quotidiano
Furio Colombo nel 2009 è stato tra i cofondatori de il Fatto Quotidiano, nonché editorialista del giornale fino al 13 maggio 2022, quando, a causa di dissapori sorti dopo l’invasione russa dell’Ucraina, decide di lasciare la testata giornalistica con una lettera aperta rivolta al direttore Marco Travaglio e al terzo fondatore Antonio Padellaro, criticando l’appiattimento della linea editoriale alla “verità alternativa” filo-putiniana sul conflitto russo-ucraino, raccontata sul giornale da Alessandro Orsini, così come quella di una Wehrmacht buona e di americani stupratori durante la seconda guerra mondiale in Italia, raccontata invece da Massimo Fini.

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