Fumata nera della seduta comune del Parlamento convocato per l’elezione di quattro giudici costituzionali. Le schede bianche sono state 377, 15 le nulle, 9 i voti dispersi. Era richiesta la maggioranza dei tre quinti dei componenti dell’assemblea. La conferenza dei capigruppo della Camera, convocata per domani, dovrà stabilire la data del quattordicesimo scrutinio per un giudice e al quinto per tre giudici. A questo punto diventa una corsa contro il tempo quella che il Parlamento si trova ad affrontare. Si rischia, infatti, di pregiudicare la ricostituzione del plenum della Consulta entro lunedì prossimo, quando la Corte si riunirà in camera di consiglio sull’ammissibilità dei referendum, tra cui quello sull’Autonomia. Pur riconvocando le Camere entro la settimana (la capigruppo di Montecitorio è convocata per domattina alle 9), si procederebbe infatti sul filo di lana. Dal momento che dopo la nomina parlamentare dei giudici costituzionali, ci sono una serie di passaggi formali ed obbligati da effettuare prima della assunzione delle funzioni da parte dei neo- eletti e quindi prima della loro possibilità di partecipare alla Camera di consiglio di lunedì. La Corte costituzionale dovrà effettuare la verifica di requisiti e non incompatibilità dei ‘vincitori’ che immediatamente dopo dovranno prestare giuramento davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, impegnandosi formalmente a svolgere il loro mandato con imparzialità, indipendenza e rispetto della costituzione. Insomma, mettere insieme tutte le caselle in questi pochi giorni sembra una corsa contro il tempo. Rassicurazioni arrivano dal capogruppo di FI alla Camera Paolo Barelli che, rivolgendosi ai cronisti, ha detto: ”Il tema è il quarto nome, che deve essere concordato con l’opposizione, che non è una forza sola. La maggioranza, al suo interno, l’intesa la trova. Oggi non so, ma di certo in settimana si chiude”. La partita va avanti da mesi e, alla vigilia dell’ennesima convocazione, la tredicesima, maggioranza e opposizione cercano la quadra per sbloccare l’impasse. Ma se lo stallo non dovesse risolversi nelle prossime sarà inevitabile il ricorso a un nuovo scrutinio. La premier Giorgia Meloni nella conferenza stampa della scorsa settimana aveva affrontato il dossier spiegando che, ora che i giudici da rinnovare sono quattro (e tutti con lo stesso quorum dei tre quinti, ovvero 363 voti), “questo renderà più facile trovare una soluzione anche con le opposizioni”. Due nomi messi sul tavolo dalla maggioranza (FdI e FI), uno dall’opposizione (Pd), e uno condiviso dai due schieramenti che abbia però un profilo tecnico. Il primo nome, in quota centrodestra, sarebbe quello di Francesco Saverio Marini, consigliere giuridico di Palazzo Chigi, costituzionalista, ma soprattutto consulente nella redazione della riforma sul premierato. E viene dato per blindato anche quello proposto dalle opposizioni, il costituzionalista Massimo Luciani. Resta però un certo margine di incertezza perché all’interno di Forza Italia, a cui spetta indicare il secondo nome in quota maggioranza, ci sono spinte contrastanti, per il senatore PierAntonio Zanettin e per il viceministro alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto; nel caso in cui invece si dovesse virare su un candidato non di partito, ecco le opzioni del professor Andrea Di Porto (docente alla Sapienza), di Gabriella Palmieri Sandulli (avvocato generale dello Stato) e di Valeria Mastroiacovo (docente di diritto tributario all’università di Foggia e segretario centrale dell’Unione giuristi cattolici italiani). Dubbi che si ripercuotono sull’individuazione del quarto candidato, il cosiddetto tecnico, figura super partes condivisa. Alla vigilia del nuovo scrutino, i leader del centrodestra si sono riuniti a palazzo Chigi per fare un punto sui lavori dopo la pausa natalizia (tra i temi anche il ddl sicurezza) e, spiegano fonti di governo, anche “per cercare di arrivare a una soluzione” riguardo alla Consulta. “Noi siamo pronti – ha quindi sottolineato Antonio Tajani parlando a margine di un incontro al Quirinale andato in scena dopo il vertice a Chigi -, io sono pronto a votare anche domani, dobbiamo vedere con le opposizioni per trovare un nome di alto profilo. Vediamo, comunque la situazione si sblocca”.
Fumata nera sui giudici di nomina parlamentare, niente intesa nella maggioranza
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