giovedì, Gennaio 30, 2025

Dal mandorlo Cairoli all’Uomo-erba, la storia di Villa Glori

E’ una delle ville storiche di Roma dal passato poliedrico. Prima terreno agricolo, poi teatro di un’episodio eroico del Risorgimento, campeggio negli anni Cinquanta, colonia estiva per bambini e successivamente centro di accoglienza per malati di Aids, e oggi anche parco di sculture contemporanee. Il tutto condensato in 25 ettari, sul Monte Cacciarello, una collina dei Monti Parioli che si trova tra il corso del Tevere – Acquacetosa, l’Auditorium, al limite dei quartieri Parioli e Flaminio. Sulla sommità della collina di Villa Glori si trova il Belvedere che i lavori restituiranno riqualificato. Dove si innalza il “Monumento ai caduti romani di tutte le guerre” tra il 1912 e il 1913 era presente una cisterna ipogea impiegata per l’Ippodromo che si trovava sotto la rupe. Sopra la cisterna era prevista una fontana, mai realizzata. Il progetto definitivo del sacrario, elaborato dall’architetto del Comune di Roma Dante Vignati, fu realizzato parzialmente e nel 1938 fu inaugurato il podio in travertino decorato con marmi provenienti dall’Antiquarium. Successivamente fu costruito l’altare in calcestruzzo rivestito di pietre volutamente irregolari e di varia provenienza a simboleggiare i sacrifici diversi ma ugualmente importanti che insieme hanno contribuito all’Unità d’Italia. La lapide che sostiene l’altare spiega anche la composizione di una mattonella speciale realizzata compattando la terra proveniente da vari campi di battaglia. La vocazione di luogo del ricordo ha puntellato il volto di Villa Glori di targhe e monumenti celebrativi, del periodo del Risorgimento fino ai militari italiani caduti in tempo di pace (1987) ai morti a Nassiryia (2003). Il terreno, una vigna di proprietà di un ingegnere specializzato in opere idrauliche Vincenzo Glori, passa alla storia nella notte tra il 22 e il 23 ottobre 1867 quando diventa luogo di scontro tra guardie papali e garibaldini.

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