L’effetto domino dell’appello alle istituzioni dei gestori del teatro Quirino si sta facendo sentire. Stanno arrivando le dichiarazioni di sostegno da parte degli artisti, su tutti Alessandro Gassman, figlio del mattatore Vittorio cui è intitolato il teatro. Nasce il Quirino all’indomani dell’unità d’Italia con Roma Capitale. L’artefice e fondatore il nobile Maffeo Barberini Colonna di Sciarra nella struttura a ferro di cavallo e nella scommessa sulle fortune del teatro nascente aveva individuato una chiave di prestigio delle sorti vive della capitale. Questa vocazione ha attraversato 154 anni di storia contando sulla proprietà pubblica delle mura. Con la vendita per 4,65 milioni di euro da parte di Invimit, società del ministero dell’economia, anche ai privati si potrebbe chiudere la protezione statale del teatro. Gli attuali gestori, tre persone fisiche e due giuridiche raggruppate nella Quirino srl, hanno un contratto di affitto dello stabile che li tutela fino al 2031 e una prelazione sull’acquisto per due mesi. Alla scadenza di due mesi la prelazione potrebbe essere esercitata per altri due mesi dal Ministero della Cultura. Nel mix tra attività teatrali, bar e ristorazione i gestori hanno trovato modo dopo la pandemia di rendere attiva e sostenibile la gestione del teatro. Vorrebbero continuare a investire perché vedono margini di miglioramento. Sanno però che un conto è avere come interlocutore lo Stato o la Regione o il Comune un conto è avere un privato anche solo per la “competenza” sui lavori di ristrutturazione sul tetto o sull’impianto di climatizzazione. L’assessore alla cultura di Roma Capitale Massimiliano Smeriglio ha confermato l’impegno a interloquire con Invimit e a vigilare sul Quirino ritenendo insopprimibile il vincolo sull’uso a teatro dello stabile.