Il Governo, incalzato sul caso Paragon oggi al question time alla Camera dei Deputati, aveva deciso di non rispondere in Aula, poi il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha risposto a una domanda del deputato Davide Faraone capogruppo di Italia Viva. La vicenda è quella dello spionaggio effettuato con il software di un’azienda israeliana che ha colpito giornalisti e attivisti anche in Italia. La domanda ha riguardato la Polizia penitenziaria “Nessuna persona è mai stata intercettata da strutture finanziate dal ministero della Giustizia nel 2024, e nessuna persona è mai stata intercettata dalla Polizia penitenziaria. Certa stampa e chi fa insinuazioni non vere, magari ne risponderà”, ha detto il Guardasigilli in Aula. La replica di Faraone (Italia Viva) mette in luce le ambiguità del Governo: “Ieri ci avevate detto che non potevate rispondere perché c’è il segreto di Stato e lei oggi viene qui e spiattella tutto quello che era secretato… ma è incredibile, ma siamo nelle mani di nessuno, ma si rende conto? Non c’è nessun coordinamento, un ministro dice una cosa e un altro ministro dice l’opposto. Noi vogliamo vederci fino in fondo su questa vicenda, perché c’è di mezzo il Dap (Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria) e quindi le procure. Qui c’è una storia che va raccontata una volta per tutte: chi ha utilizzato Paragon e per quali finalità?”. Il deputato dem Federico Fornaro poco prima aveva detto: “Noi avevamo fatto una semplice domanda” lo spyware Paragon “era in uso o no alla polizia penitenziaria? Voi non rispondendo state alimentando voi i sospetti di un uso improprio e grave di questo strumento e gettate ombre su comportamenti di apparati dello Stato. Un atto da Stato di polizia, da Stato autoritario. Invece di chiarire in Parlamento, voi secretate: di cosa avete paura? Cosa c’è da nascondere? Noi non vi daremo democraticamente tregua perché noi la libertà di stampa è sacra”. Non si è fatta attendere la segretaria del Pd Elly Schlein che ha commentato: “Il governo Meloni sarà ricordato come il governo della fuga perenne, campioni del mondo di scaricabarile con le proprie responsabilità. Infatti dopo l’inquietante liberazione di Almasri, in cui Giorgia Meloni si è data alla latitanza – che continua – con il Parlamento, ora il governo tenta di squagliarsela anche sul caso Paragon. Sappiamo che giornalisti e attivisti italiani sono stati spiati con il spyware Graphite, utilizzato esclusivamente da organi dello stato. È preciso dovere del governo fare chiarezza e dirci chi spiava queste persone e per quale motivo, risposta che oggi lo stesso governo si è rifiutato di dare alle interrogazioni in Parlamento, in cui peraltro si chiedeva se la Polizia penitenziaria avesse mai acquisito o utilizzato Paragon. Prima ancora di rispondere a questa semplice domanda, il sottosegretario Mantovano ha comunicato la classificazione di queste informazioni. Cosa sta nascondendo il governo Meloni? Il Paese si merita risposte e il luogo dove fornirle è il Parlamento.” Secondo quanto scrive il sito di informazione FanPage, che segue la faccenda con particolare dedizione considerando che il direttore Francesco Cancellato risulta tra gli spiati con lo spyware, il sottosegretario Alfredo Mantovano (che ha la delega ai servizi segreti) aveva scritto al presidente della Camera Lorenzo Fontana che sul caso Paragon sono già state date “le uniche informazioni pubblicamente divulgabili” nel corso dell’ultima interrogazione sul tema.
Intanto sieri mattina si è appreso che lo spionaggio nei confronti di Luca Casarini, capomissione di Mediterranea Saving Humans, è iniziato nel mese di febbraio 2024. Lo rende noto la Ong che ha deciso di pubblicare i risultati di una analisi condotta con la collaborazione di CitizenLab di Toronto. “L’analisi del telefono in uso a Luca Casarini, cittadino italiano, fondatore e capomissione di Mediterranea SavingHumans, ha rilevato che nel mese di Febbraio 2024, quindi molti mesi prima dell’individuazione del warm Graphite, una entità non ancora identificata, ha operato un attacco software di tipo ‘sofisticato’, con tentativo di forzatura degli account di Luca Casarini, e del quale la società Meta ha dato rilievo – rivela la Ong – L’attacco, individuato e sul quale si stanno operando le analisi qualitative ai fini identificativi della sorgente (tracciamento) è stato operato verosimilmente seguendo una precisa metodologia, un protocollo per la costruzione di quella che viene classicamente definita ‘catena di sorveglianza’, che ha come esito finale il passaggio da uno ‘spyware’ al più sofisticato strumento militare ‘Graphite’ L’indagine civile, in questa prima fase, si sta concentrando sulla rilevazione di due passaggi che riguardano il tentativo di compromissione del profilo della vittima risalente al febbraio 2024 e cominciato dal giorno 8 dello stesso mese”. “L’obiettivo di queste operazioni, generalmente, è quello di stabilire un contatto con le persone vicine al soggetto, in questo caso Luca Casarini, attraverso un falso profilo creato con tecniche di social engineering, inviando false comunicazioni attraverso le piattaforme di messaggistica comprese le e-mail. Gli scopi di questa attività possono spaziare dall’ottenere informazioni sensibii, fino a colpire individui con malware per sorvegliare i loro dispositivo. L’analisi dell’attacco informatico di spionaggio del febbraio 2024, nei confronti di Luca Casarini, può rivelare dettagli molto interessanti sulla sorgente, arrivando fino all’individuazione della società privata alla quale questo tipo di operazione è stata affidata – prosegue Mediterranea – E dunque, anche all’eventuale committente”.