mercoledì, Marzo 5, 2025

Lega Araba, ok al piano egiziano sulla ricostruzione di Gaza. Israele dice no

Il vertice straordinario della Lega araba, a cui hanno partecipato le Nazioni Unite, l’Unione europea e l’Unione africana, ha adottato il piano di ricostruzione della Striscia di Gaza presentato dall’Egitto. Il piano è stato elaborato in risposta a quello del presidente statunitense Trump per espellere gli oltre due milioni di palestinesi dall’enclave e trasformarla nella “Riviera mediorientale”.

Il piano di ricostruzione della Striscia di Gaza, devastata dalla guerra, richiederà più di cinque anni e 53 miliardi di dollari. Inizialmente, ci sarà una fase di “recupero precoce” di sei mesi, durante la quale saranno spesi 3 miliardi di dollari per i primi lavori di rimozione delle macerie e preparare sette aree della Striscia ad accogliere temporaneamente più di 1,5 milioni di palestinesi. Il lavoro sarà supervisionato da un comitato composto da tecnocrati palestinesi. Seguirà una fase di due anni per completare il processo di bonifica dei detriti e di restauro di circa 60.000 case “parzialmente distrutte”, seguita da una fase finale della durata di due anni e mezzo che richiederà altri 30 miliardi di dollari. Durante il vertice, al-Sisi ha chiesto che il mese prossimo si tenga in Egitto una conferenza internazionale per mobilitare fondi regionali e internazionali volti a finanziare la ricostruzione dell’enclave palestinese. 

I leader arabi hanno chiesto l’unificazione della Palestina sotto l’Olp, escludendo Hamas, nella dichiarazione finale del vertice sulla ricostruzione di Gaza.Il piano dell’Egitto per la ricostruzione di Gaza adottato dal vertice della Lega araba si articola in tre fasi principali: misure provvisorie, ricostruzione e governance.
La prima fase durerebbe circa sei mesi, mentre le due fasi successive si svolgerebbero in un arco di tempo complessivo di quattro o cinque anni. L’obiettivo è ricostruire Gaza, che Israele ha quasi completamente distrutto, mantenere la pace e la sicurezza e riaffermare la governance dell’Autorità Nazionale Palestinese a Gaza dopo 17 anni. Israele respinge la dichiarazione del summit arabo che si è tenuto al Cairo per discutere della ricostruzione di Gaza. Il vertice, si legge in una nota del ministero degli Esteri di Tel aviv, non è riuscito ad affrontare la realtà della situazione. “Il feroce attacco terroristico di Hamas non è menzionato e che non c’è una condanna di questa entità terroristica omicida, nonostante le atrocità documentate”, si legge nella nota che elogia invece il piano del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di deportare altrove i cittadini di Gaza. Un periodo provvisorio di sei mesi richiederebbe a un comitato di tecnocrati palestinesi, operanti sotto la direzione dell’Anp, di sgomberare le macerie da Salah al-Din Street, la principale autostrada nord-sud della Striscia di Gaza. Una volta ripulite le strade, verranno costruite 200.000 unità abitative temporanee per ospitare 1,2 milioni di persone e saranno restaurati circa 60.000 edifici danneggiati. Secondo il progetto, la ricostruzione a lungo termine richiederà altri quattro o cinque anni dopo il completamento delle misure provvisorie. In tale arco di tempo, il piano mira a costruire almeno 400.000 case permanenti, nonché a ricostruire il porto marittimo e l’aeroporto internazionale di Gaza. Gradualmente verrebbero ripristinati anche i servizi essenziali quali l’acqua, il sistema di smaltimento dei rifiuti, i servizi di telecomunicazione e l’elettricità.  Per il terzo giorno consecutivo le forze israeliane hanno bloccato il passaggio di convogli di aiuti umanitari destinati alla popolazione palestinese. Lo riporta l’Onu, che cita informazioni fornite dall’agenzia per i rifugiati. Gli accessi israeliani di Kerem Shalom, Zikim e Erez sono rimasti chiusi ai convogli.  Questa misura, ha spiegato il portavoce delle Nazioni Unite, “avrà conseguenze devastanti per una popolazione che ha appena cominciato a riprendersi dopo mesi di privazione e di fame”. “E’ decisivo – ha aggiunto – che gli Stati membri e quelli che hanno influenza usino tutti i mezzi disponibili per garantire che il cessate il fuoco continui”.

Il piano prevede inoltre l’istituzione di un Consiglio direttivo e di gestione, che rappresenterebbe un fondo finanziario a sostegno dell’organismo di governo ad interim di Gaza. Inoltre, si terranno conferenze con i donatori internazionali per raccogliere i fondi necessari. Il piano prevede che un gruppo di “tecnocrati palestinesi indipendenti” gestisca gli affari a Gaza, sostituendo di fatto Hamas. Secondo il presidente egiziano al-Sisi, il governo tecnico sarebbe responsabile della supervisione degli aiuti umanitari e di spianare la strada all’amministrazione di Gaza da parte dell’Autorità Nazionale Palestinese. Il piano non menziona le elezioni, ma, intervenendo al vertice, il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Mahmoud Abbas ha affermato che queste potrebbero aver luogo l’anno prossimo, se le circostanze lo consentiranno.

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