mercoledì, Marzo 12, 2025

Verso l’Ue della Difesa, il Parlamento europeo approva la svolta sul riarmo

Il Parlamento europeo “accoglie con favore il piano ReArm Europe” e sostiene il Libro bianco sulla Difesa, che invita i 27 stati membri ad agire con urgenza per garantire la sicurezza europea, rafforzando le collaborazioni con partner affini e diminuendo la dipendenza da paesi terzi. Lo fa con una risoluzione che chiede “risposte ai rischi esterni simili a quelle in tempo di guerra”, approvata con 419 i voti a favore, 204 i contrari e 46 gli astenuti. Via libera con 442 sì, 98 no e 125 astensioni anche al testo di una risoluzione sulla “incrollabile sostegno dell’Ue all’Ucraina, dopo tre anni di guerra di aggressione della Russia”, al cui interno è passato anche un emendamento che “accoglie con favore la dichiarazione congiunta dell’Ucraina e degli Stati Uniti a seguito del loro incontro nel Regno dell’Arabia Saudita dell’11 marzo 2025, che comprende la ripresa dell’assistenza militare e della condivisione di intelligence da parte degli Stati Uniti, nonché una proposta per un accordo di cessate il fuoco di 30 giorni; ricorda che un cessate il fuoco può essere uno strumento efficace di sospensione delle ostilità solo se l’aggressore vi aderisce pienamente; si aspetta pertanto che la Russia lo accetti e lo segua cessando tutti gli attacchi alla popolazione civile, alle infrastrutture e al territorio ucraini”. Ieri, di fronte alla Plenaria dell’eurocamera la presidente Ursula a von der Leyen aveva presentato il piano di riarmo, in grado di mobilitare fino a 800 miliardi di euro per la Difesa, assicurando che “se scateniamo il nostro potere industriale, possiamo ripristinare la deterrenza contro coloro che cercano di farci del male” . Lo sprone è quindi a costruire “un’ Unione europea di difesa che garantisca la pace nel nostro continente attraverso l’unità e la forza”. La Commissione è disponibile a “usare ogni singola leva finanziaria a disposizione per rafforzare e accelerare la produzione di difesa. Con il piano ReArm Europe, possiamo mobilitare fino a 800 miliardi di euro”. “Al Consiglio europeo ho visto un livello di consenso sulla difesa europea che non solo non ha precedenti, ma era del tutto impensabile solo poche settimane fa. C’è una nuova consapevolezza che dobbiamo pensare in modo diverso e agire di conseguenza”, aveva osservato von der Leyen, aggiungendo: “L’ordine di sicurezza europeo è stato scosso e molte delle nostre illusioni vanno in frantumi. Dopo la fine della Guerra Fredda, alcuni credevano che la Russia potesse essere integrata nell’architettura economica e di sicurezza dell’Europa. Altri speravano di poter contare a tempo indeterminato sulla piena protezione dell’America. E così, abbiamo abbassato la guardia. Abbiamo ridotto la spesa per la difesa da una media di oltre il 3% a meno della metà”. Tuttavia, “ogni analisi concorda sul fatto che dobbiamo andare oltre il 3%. L’intero bilancio europeo raggiunge solo l’1% del nostro Pil. Quindi è ovvio che la maggior parte dei nuovi investimenti può provenire solo dagli Stati membri. Ecco perché stiamo attivando la clausola di salvaguardia nazionale, prevista dalle nostre nuove regole fiscali. E’ un nuovo strumento creato solo l’anno scorso. E proponiamo di attivarlo in modo controllato, vincolato e coordinato per tutti gli Stati membri” che “potrebbero mobilitare fino a 650 miliardi di euro nei prossimi quattro anni, aggiungendo l’1,5% del Pil ai loro bilanci della difesa in 4 anni”. “C’è l’urgente bisogno di colmare le lacune nelle forniture militari dell’Ucraina – aveva inoltre evidenziato von der Leyen nel discorso – e di fornire all’Ucraina solide garanzie di sicurezza. Ma questo momento della resa dei conti non riguarda solo l’Ucraina. Riguarda tutta l’Europa e la sicurezza dell’intero continente. Putin ha dimostrato più e più volte di essere un vicino ostile. Non ci si può fidare di lui”, mentre “sta spendendo più di tutta l’Europa messa insieme” in Difesa. L’utilizzo dei fondi di di coesione per il RearmEu “è una possibilità che stiamo offrendo agli Stati membri. Gli Stati membri avranno la possibilità di reindirizzare alcuni dei loro fondi non impegnati – ha precisato infine von der Leyen – verso progetti legati alla difesa. Potrebbe trattarsi di infrastrutture o di ricerca e sviluppo. Si tratta di una scelta volontaria.

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