Su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia, a Roma e provincia, una vasta operazione dei carabinieri del comando provinciale di Roma ha eseguito un’ordinanza, emessa dal gip che dispone la custodia cautelare in carcere nei confronti di 26 persone, gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga, detenzione e cessione ai fini di spaccio, detenzione e porto illegale di armi e rapina. Scoperta una rete del narcotraffico, attraverso cui venivano fornite le più floride piazze di spaccio della città (Tor Bella Monaca, Quarticciolo, Quadraro, Cinecittà, Tuscolano, Giardinetti, Primavalle e Casalotti) per un volume d’affari per decine di milioni di euro al mese. Giuseppe Molisso e Leandro Bennato, sono gravemente indiziati di essere al vertice del gruppo, entrambi già in carcere per altri efferati delitti, e storicamente attigui al pluripregiudicato Michele Senese. Hanno dato vito a uno stabile e agguerrito clan finalizzato al narcotraffico e riunito le più importanti piazze di spaccio della Capitale, imponendo la fornitura di cocaina, peraltro a prezzi più elevati, importata prevalentemente da due fornitori albanesi. Il consolidamento dell’autorità criminale del sodalizio, di primissimo piano in termini di pericolosità, dotato di armi da guerra e persino di bombe a mano, sarebbe stato ottenuto attraverso l’imposizione della violenza a chi non stava alle regole dettate dai capi. I carabinieri, inoltre, stanno eseguendo perquisizioni e il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, di beni nella disponibilità diretta dei principali indagati, per un valore di circa 5 milioni di euro. Tra i 26 destinatari delle misure disposte dal gip di Roma dopo la maxi inchiesta della Dda capitolina e dei carabinieri del comando provinciale di Roma c’è anche Raul Esteban Calderon, già in carcere e imputato nel processo per l’omicidio di Fabrizio Piscitelli, noto come “Diabolik”, ucciso con un colpo di pistola alla testa il 7 agosto del 2019 nel parco degli Acquedotti, e condannato in primo grado all’ergastolo come esecutore dell’omicidio dell’albanese Selavdi Shehaj e a 12 anni in Appello per il tentato omicidio dei fratelli Costantino. Secondo l’accusa dei pm Giovanni Musarò, Mario Palazzi, Francesco Cascini e Simona Marazza, coordinati dal procuratore aggiunto Ilaria Calò, Giuseppe Molisso e Leandro Bennato, storicamente contigui a Michele Senese, potevano contare sulla sua fedeltà assoluta come compartecipe in importanti scelte strategiche del sodalizio criminale. L’argentino non si sarebbe limitato alla detenzione e alla cessione di diversi chili di cocaina ma si sarebbe attivato per trovare ulteriori canali di approvvigionamento all’ingrosso della droga, procurando e consegnando armi a Molisso, assicurando la consegna di denaro ai familiari dei sodali detenuti per il pagamento delle spese legali. L’organizzazione poteva contate anche su Emanuele Selva che, secondo l’accusa, si occupava della detenzione, taglio, trasporto e commercializzazione delle sostanze stupefacenti, intervenendo, su ordine di Molisso, con azioni violente a difesa delle piazze di spaccio rifornite dall’organizzazione; Marco Desideri, che oltre a detenere, trasportare e commercializzare le sostanze stupefacenti, gestiva in prima persona almeno una piazza di spaccio per la quale si riforniva stabilmente attraverso i canali dell’organizzazione; Guido Cianfrocca, cognato di Molisso, che si occupava dell’approvvigionamento, del trasporto, della vendita di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti e della riscossione dei relativi proventi, oltre che del trasporto delle armi dell’organizzazione.