mercoledì, Aprile 2, 2025

Turchia, avviata una raccolta firme per chiedere elezioni anticipate e la liberazione di Imamoglu

La principale forza di opposizione turca, il Partito repubblicano del popolo (Chp), ha avviato una campagna di raccolta firme per chiedere elezioni presidenziali anticipate e la liberazione del suo candidato, Ekrem Imamoglu, ex sindaco di Istanbul ormai deposto, incarcerato con accuse di corruzione. Le presidenziali si dovrebbero tenere nel 2028. La prima firma della petizione, intitolata “Libertà ed elezioni anticipate”, è stata apposta da Rükiye Köroglu, un’anziana di 93 anni, seguita da quella del leader del Chp, Özgür Özel, che ha lanciato l’iniziativa in un evento pubblico a Trebisonda, città natale di Imamoglu. “La detenzione di Ekrem Imamoglu, candidato presidenziale voluto da milioni di persone, è contraria alla legge, alla ragione e alla coscienza. È detenuto a causa di una decisione politica ingiusta e illegale”, si legge nel testo della petizione. “Voglio che si convochino elezioni il prima possibile e che questa ingiustizia finisca subito. Firmo per vedere il mio candidato al mio fianco e l’urna davanti a me”. Özel ha dichiarato che l’obiettivo della raccolta firme è “chiedere di avere di fronte il nostro candidato e anche le urne, per un futuro luminoso per la Turchia, senza povertà e disoccupazione”. Il leader del Chp ha inoltre sottolineato la crescita degli iscritti al partito: “Ora abbiamo quasi due milioni di affiliati in tutta la Turchia. Appena una settimana fa erano 1.750.000. La gente viene in massa alla casa del padre, la casa fondata da Mustafa Kemal Atatürk”, ha dichiarato ricordando le origini del partito, fondato dal “padre” della Turchia moderna (Atatürk significa infatti “padre dei turchi”, ndr). Nel frattempo, altre cinque persone sono state arrestate nelle operazioni di polizia legate alla repressione delle proteste per l’incarcerazione di Imamoglu. Il numero totale dei detenuti sale così a 268, mentre altre 27 persone si trovano agli arresti domiciliari e 88 sono soggette a misure di controllo giudiziario. Imamoglu, ex sindaco di Istanbul e principale rivale del presidente Recep Tayyip Erdogan, è stato arrestato il 19 marzo con accuse di corruzione e terrorismo. Un tribunale ha respinto queste ultime ma ha confermato la detenzione per corruzione, accuse che l’opposizione considera prive di fondamento e politicamente motivate. Il suo arresto ha scatenato massicce proteste e ha rafforzato il suo ruolo politico: la settimana scorsa, durante le primarie del Chp, Imamoglu è stato scelto con oltre 15 milioni di voti come candidato, per sfidare il capo di Stato di Ankara alle presidenziali. Intanto, il giornalista svedese Joakim Medin, arrestato al suo arrivo in Turchia, dove si era recato per seguire le manifestazioni, si è visto formalizzare le accuse di “terrorismo”. Lo ha confermato la Presidenza turca. Medin, 40 anni, che lavora per il giornale svedese Dagens Etc, fermato al suo atterraggio a Istanbul il 27 marzo e incarcerato il 28, “è stato arrestato con l’accusa di ‘partecipazione in organizzazione terroristica armata’ e di ‘insulto al presidente’”, si legge in una nota. L’accusa si riferirebbe a una sua partecipazione, nel 2023, a una manifestazione a Stoccolma in favore del partito armato curdo Pkk, nella quale è stato anche esibito un pupazzo denigratorio con le sembianze del presidente Erdogan, appeso fuori dal municipio della capitale svedese. Joakim Madin ha così scoperto, una volta essere stato messo in cella, di essere ricercato in Turchia.

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