È iniziato a Latina, davanti ai giudici della Corte d’Assise il processo per la morte di Satnam Singh, il bracciante di nazionalità indiana che perse la vita, dissanguato, con un braccio amputato nelle campagne pontine, dopo un incidente avvenuto nel giugno dello scorso anno. Si trovava nel campo dove lavorava senza permesso di soggiorno e per pochi euro l’ora insieme alla sua compagna Soni. Sul banco degli imputati, Antonello Lovato, che oggi è in aula. E’ il datore di lavoro di Satnam che deve rispondere del reato di omicidio volontario con dolo eventuale: secondo quanto ricostruito dagli inquirenti Lovato abbandonò Satnam davanti alla sua casa invece di soccorrerlo. 16 le costituzioni parte civile nel processo, tra parenti, associazioni e istituzioni tra il quali la Regioni Lazio, i comuni di Latina e di Cisterna, la Cgil, Libera e Inail. 32 in totale i testimoni che saranno ascoltati. In piazza Bruno Buozzi, a Latina, davanti al tribunale, la manifestazione della Cgil con la presenza anche di Libera e di altre associazioni. E’ intervenuto Maurizio Landini. “Ci siamo costituiti parte civile perché pensiamo che sia importante fare giustizia, e soprattutto che si metta in movimento tutto ciò che è necessario affinché si cambi il modello di fare impresa, in modo tale che episodi di questa natura non possano più avvenire” ha detto il Segretario Generale della Cgil. Sul palco si sono alternate le testimonianze. Tra coloro che hanno preso la parola anche uno degli amici di Satnam, che era con lui, quel giorno nell’azienda di Lovato.