lunedì, Aprile 7, 2025

Samson: ‘Ho fatto da solo’. Le ombre sul ruolo dei genitori

“ho uccisa la mattina del 26 marzo, ho letto quel messaggio sul suo telefonino da parte di un altro e l’ho aggredita. Ho fatto tutto da solo”. Una confessione fiume di quasi 5 ore per Mark Antony Samson, il 23enne accusato dell’omicidio di Ilaria Sula, il cui corpo è stato gettato in un burrone dopo essere stato infilato in una valigia. Samson è stato ascoltato venerdì dal gip nell’ambito dell’interrogatorio di convalida del fermo sollecitato dalla Procura di Roma, che contesta al giovane l’omicidio volontario aggravato dalla relazione affettiva e occultamento di cadavere. Il gip ha convalidato il fermo per esigenze cautelari: pericolo di fuga, rischio di reiterazione del reato e inquinamento probatorio. Nell’ordinanza il giudice riconosce la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza. Il 23ennne è detenuto nel carcere di Regina Coeli per le accuse di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere.
Davanti al giudice, l’indagato ha fornito la sua versione di quanto compiuto non rispondendo però alle domande sull’eventuale ruolo svolto dai genitori che per gli inquirenti si trovavano nell’appartamento di via Homs, nel quartiere africano, al momento del delitto. La posizione dei due resta al vaglio e nei confronti di almeno uno dei due potrebbe scattare l’accusa di concorso in occultamento: la madre e il padre potrebbero, infatti, avere avuto un ruolo ‘fattivo’ nella fase successiva all’omicidio. L’indagato ha, comunque, affermato di non avere premeditato il delitto ma che tutto è scattato dopo la lettura di un messaggio sul cellulare della ragazza che era andata a casa di Samson la sera del 25 marzo per riportargli dei vestiti. “Siamo rimasti a parlare, si è fatto tardi – ha sostanzialmente detto il giovane – e ha deciso di rimanere a dormire da me perché non c’erano più bus che la riportassero a casa”. Il ragazzo ha sostenuto di avere portato la colazione in camera ad Ilaria la mattina successiva e poi l’aggressione, alle spalle, utilizzando un coltello che era sul vassoio. Tre i fendenti inferti al collo che hanno causato uno shock emorragico che ha portato Ilaria alla morte in pochissimi minuti. Subito dopo Salmon si è attrezzato per ripulire la scena del delitto. Ha comprato stracci e detersivo, ha lavato la camera dove è avvenuta l’aggressione anche se la Scientifica ha comunque individuato tracce ematiche. Il coltello utilizzato è stato infilato in una busta dell’immondizia assieme ad un tappeto e agli stracci e gettato in un cassonetto a poca distanza dall’appartamento. Quindi è stata la volta del corpo di Ilaria che è stato trascinato, all’interno di una valigia, in auto e gettato in un burrone a Poli, centro a circa 40 km da Roma dove il giovane, secondo quanto detto, in passato si era recato per delle escursioni. Nell’auto non sono state trovate tracce di sangue e ciò porta a supporre gli inquirenti che la data e l’orario del decesso va fatta risalire a prima di quanto raccontato dal giovane. Ma risposte in tal senso arriveranno dagli ulteriori risultati dell’autopsia. Gli inquirenti dovranno ora valutare l’attendibilità della ricostruzione fornita dall’indagato. Fondamentale potrebbe risultare anche l’analisi del computer della ragazza alla luce del fatto che il suo cellulare, gettato in un tombino dall’ex, non è stato ancora trovato.

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