La sentenza della Cassazione mette in evidenza alcuni principi fondamentali riguardanti la proprietà e l’usucapione. La dichiarazione di inammissibilità del primo motivo del ricorso per “doppia conforme” sottolinea l’importanza della stabilità delle decisioni giuridiche, in particolare quando sia il primo che il secondo grado di giudizio hanno raggiunto la stessa conclusione. Questo principio mira a garantire la certezza del diritto e a evitare che le parti possano continuare a contestare decisioni già consolidate. In merito al vizio di omesso esame, la Cassazione chiarisce che questo vizio può essere invocato solo in relazione a fatti storici rilevanti e decisivi, e non per domande giudiziali. Ciò implica che le parti devono presentare argomentazioni solide e supportate da prove concrete per poter sostenere le proprie posizioni. La questione del possesso esclusivo è cruciale nel contesto dell’usucapione. La sentenza evidenzia che, per poter acquisire la proprietà di un bene attraverso l’usucapione, è necessario dimostrare un possesso che sia esclusivo, chiaro e prolungato nel tempo, senza interferenze da parte di altri comproprietari. Nel caso specifico, le prove presentate, come dichiarazioni e documenti, hanno dimostrato una gestione condivisa dell’immobile, rendendo impossibile il riconoscimento dell’usucapione da parte degli attori. La conclusione della vicenda, dopo 15 anni di contenzioso, evidenzia la complessità delle dispute legali in materia di proprietà e l’importanza di una documentazione chiara e di un accordo tra le parti per risolvere le controversie. In assenza di una divisione formale e accettata, il villino e il garage rimarranno oggetto di contesa, simbolo di una situazione che non è stata risolta nonostante gli sforzi legali.