Condannato ad Anzio perché nel 2012 guidava da ubriaco e per questo, dopo 11 anni, il Ministero dell’Interno gli ha negato la concessione della cittadinanza italiana.
Con una sentenza articolata e fortemente motivata, il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio ha confermato la legittimità del decreto con cui il Ministero dell’Interno ha respinto l’istanza di cittadinanza italiana presentata da un cittadino straniero nel 2014. La decisione è fondata su una rigorosa applicazione del principio secondo cui la concessione della cittadinanza per naturalizzazione non costituisce un diritto soggettivo, ma un atto discrezionale, subordinato a una valutazione ampia dell’idoneità del richiedente all’integrazione nella comunità nazionale. Il richiedente aveva presentato domanda di cittadinanza per residenza presso la Prefettura di Roma, ma si era visto notificare un preavviso di rigetto nel 2018, cui aveva risposto fornendo documentazione a sostegno della propria posizione. Dopo la condanna di primo grado per guida in stato di ubriachezza, infatti, l’uomo era stato assolto, ma per scadenza dei termini di prescrizione. Tuttavia, nel 2020, il Ministero dell’Interno ha formalizzato il rigetto, motivandolo con la presenza di “pregiudizi di carattere penale”. In particolare, veniva richiamata una condanna per guida in stato di ebbrezza risalente al 2012, poi archiviata per prescrizione in appello nel 2014, e un ulteriore procedimento per reati edilizi, concluso anch’esso senza condanna definitiva grazie alla rimozione degli abusi.
Guidava da ubriaco, negata la cittadinanza italiana: l’incredibile caso ad Anzio
