Nel penitenziario di via Sferracavalli gli agenti del Gruppo di intervento operativo locale hanno dovuto chiedere il supporto dei colleghi della Campania e del Nucleo cittadino di Roma. La rivolta si è accesa intorno alle 20.30 di ieri sera. Devastato il primo piano della seconda sezione della casa circondariale San Domenico. Alla fine sono stati 50 i detenuti identificati come responsabili dei disordini e trasferiti in altre strutture. Una decisione che alleggerisce il carico di presenze su un istituto che, più che del sovraffollamento delle celle soffre della carenza di personale tra gli agenti di polizia penitenziaria. Nel carcere di Cassino infatti i detenuti sono 17 in più del limite previsto ed è la stessa Fns Cisl del Lazio, per bocca del segretario generale Massimo Costantino a descrivere la situazione come meno grave di molti altri istituti del Lazio. Ma la carenza di personale supera di molto il 50% degli agenti necessari. Una situazione fa di questo posto una bomba a orologeria pronta a esplodere davanti a eventi come quello di ieri sera. “Deve essere chiaro che negli istituti ci sono molti posti di servizio – ha precisato Massimo Costantino – ma non vi è il numero necessario del personale per occuparli e questa situazione produce accorpamenti di posti e sovraccarico per l’esiguo personale in servizio che deve farsi carico anche di piantonamenti con orari in violazione all’accordo quadro nazionale”. Complessivamente nelle carceri del Lazio ci sono detenute 1.450 persone in più rispetto ai posti disponibili. La capienza infatti sarebbe di 5.282 posti ma i detenuti effettivi sono 6.732. Le carceri con maggiore sovraffollamento sono anche quelle dove è più grave la situazione sul fronte della carenza di personale: a Rebibbia, con 391 detenuti in più manca il 51% del personale che sarebbe necessario; a Velletri la percentuale di agenti mancanti sale al 64% e il numero di detenuti supera il limite massimo di 106 unità. Ma il paradosso si ripete in tutti i principali istituti della regione.