martedì, Aprile 15, 2025

Tullio Nunzi: “Oltre 3,5 milioni di passeggeri e terziario in sofferenza, una contraddizione”

 «Come previsto sono stati confermati i numeri record per le crociere: 3,54 milioni di passeggeri sbarcheranno a Civitavecchia ed una ulteriore crescita è prevista per i prossimi anni. Di conseguenza si potrebbe pensare ad un valore aggiunto per il terziario.
Invece al di là di numeri positivi per parcheggi, Ncc, taxi ed alberghi il terziario è in grave sofferenza, con chiusure ormai evidenti e raffronto negativo tra aperture e chiusure. Soffre in particolare quel terziario di prossimità che rappresenta per la città, sicurezza, socialità, un vero valore aggiunto per Civitavecchia. In una indagine di Confcommercio nazionale si scopre che negli ultimi 12 anni hanno chiuso 118 mila esercizi al dettaglio in sede fissa e 23 mila ambulanti. In crescita soltanto alloggi e ristorazione, più 18 mila imprese straniere (41%) e affitti brevi più 170%.
A Civitavecchia per i dati, sempre di Confcommercio nazionale, erano presenti nel 2012 465 imprese nel centro storico e 142 in periferia, oggi ne risultano 379 nel centro storico e 111 in periferia. È sparito il 20% circa dei negozi. Alberghi, bar e ristoranti nel 2012 erano 184 nel centro storico e 75 in periferia, oggi sono 212 nel centro storico e 71 in periferia. Una crisi che attanaglia negozi di vicinato, benzinai, abbigliamento, calzature, articoli culturali e ferramenta. Certo abbiamo il reddito tra i più bassi del Lazio, ma che tre milioni e mezzo di persone sbarchino a Civitavecchia, oltre 300mila rimangano e che non si riesca a coinvolgerli in itinerari specifici o in un progetto di marketing urbano serio, una offerta strutturata, è una contraddizione paradossale da decenni. Altro che città porto, questa è una città con il porto, e dei benefici se ne avvantaggiano alcuni servizi del terziario ma per altre imprese del terziario la vita è assai dura e il rischio di desertificazione è ormai evidente. Se si gira nel centro di Civitavecchia si avverte una situazione preoccupante, chiusure di attività in vie centrali che segnano un sistema, perché la crisi è di sistema. E per tirarsi fuori bisogna fare sistema e farlo il prima possibile. Il pluralismo distributivo è una caratteristica particolare e positiva, tutta italiana ,ma bisogna mettere tutti in grado di competere dall’ambulante alle catene distributive; i piccoli negozi offrono valore aggiunto in termini di qualità ma hanno bisogno di servizio e legame con il territorio, hanno bisogno di condizioni di concorrenza eque, di soluzioni veloci. Politiche immediate che sostengano la vitalità del commercio di vicinato, dell’ambulantato, incentivi alla rigenerazione urbana, ad una fiscalità giusta per non favorire i grandi gruppi. La scomparsa dei negozi, significa un declino della città, perché i negozi garantiscono vivibilità, sicurezza, sono presidi contro il degrado, determinano attrattività turistica: progetti di qualificazione urbana, per migliorare i centri storici e rafforzare il ruolo del terziario di mercato. L’incertezza è il nemico principale per le aziende del commercio e l’incertezza non favorisce gli investimenti. Associazioni, commercianti e politica dalle parole devono passare ai fatti: al momento i numeri dimostrano il contrario».

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