sabato, Aprile 19, 2025

Migranti, Commissione UE propone una lista di 7 “Paesi sicuri”

La Commissione europea accelera sull’attuazione del Patto per le migrazioni e l’asilo, anticipando di un anno la procedura accelerata o di frontiera che permette agli Stati di valutare in tre mesi invece di sei le richieste di asilo da parte di persone che hanno poca probabilità di ottenerlo. Una stretta che riguarderà i migranti in provenienza da sette Paesi extra-Ue (Kosovo, Bangladesh, Colombia, Egitto, India, Marocco e Tunisia) e da tutti i Paesi candidati all’adesione, esclusa l’Ucraina per ovvie ragioni: Albania, Bosnia-Erzegovina, Georgia, Moldova, Montenegro, Macedonia del Nord, Serbia e Turchia. Non è tutto. La Commissione anticipa anche la regola della soglia del 20%: ossia gli Stati membri possono applicare la procedura di frontiera o una procedura accelerata – quindi sempre l’iter di tre mesi – alle persone provenienti da Paesi in cui, in media, al massimo il 20% dei richiedenti beneficia di protezione internazionale nell’Ue. La lista dei sette paesi sicuri è stata stilata prendendo in considerazione una percentuale di accoglimento inferiore al 5%, oltre all’elevato numero di domande presentate e la presenza dei Paesi nelle liste nazionali già esistenti. Infine, in risposta anche alla sentenza della Corte di Giustizia dell’Ue che aveva stabilito che un Paese per essere definito sicuro doveva esserlo nel suo complesso (il granello di sabbia finito nell’ingranaggio del protocollo Italia-Albania) la Commissione stabilisce che “i Paesi terzi sicuri e i Paesi di origine sicuri possono essere designati con eccezioni, offrendo agli Stati membri una maggiore flessibilità escludendo regioni specifiche o categorie chiaramente identificabili di individui”. In sostanza, un Paese può essere sicuro ma non per le donne o non per minoranza etnica, religiosa e sociale. Un Paese candidato all’Ue verrebbe escluso dalla lista solo in determinate circostanze specifiche: violenza indiscriminata in situazioni di conflitto, sanzioni adottate dal Consiglio nei confronti di tale Paese o un tasso di riconoscimento a livello dell’Ue dei richiedenti asilo superiore al 20%. Facendo una stima approssimativa, le nuove regole potrebbero riguardare circa 200 mila persone sulle 900 mila che ogni anno fanno richiesta d’asilo in Ue. Il Parlamento europeo e il Consiglio devono approvare ora la proposta che entrerà in vigore venti giorni dopo il via libera. Ma – è bene precisarlo subito – non ci saranno negoziati per inserire eventuali altri Paesi nella lista. “Capisco la tentazione ma serve una valutazione fornita dalla Commissione europea per aggiungere qualche Paese all’elenco, sulla base anche delle informazioni raccolte dell’Agenzia per l’asilo e dal Servizio di azione esterna. E’ possibile però che il Consiglio e il Parlamento decidano di togliere qualche Paese dall’elenco”, spiega un funzionario della Commissione. “E’ un sistema dinamico che potrà essere aggiornato nel tempo. La Commissione potrà sospendere o rimuovere Paesi dalla lista se la situazione dovesse cambiare”, evidenzia. E se un Paese venisse rimosso dalla lista, gli Stati membri potrebbero inserirlo nella propria lista nazionale salvo obiezione – entro due anni – da parte della Commissione. Tuttavia, una volta approvata la lista Ue sarà vincolante per tutti. Per quei Paesi va applicata la procedura accelerata. 

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