Un castello di bugie che lentamente si sgretola. Con ammissioni da parte di Mark Samson che però sono ancora tutte da verificare. Man mano che passano i giorni emerge un profilo psicologico sempre più contraddittorio del 23enne reo confesso del delitto di Ilaria Sula. Dal carcere di Regina Coeli dopo aver fatto ritrovare il cellulare del’ex fidanzata nascosto nell’appartamento di via Homs, Samson ha affidato ai suoi legali un’altra lettera destinata ai pm, dichiarazioni che qualora fossero provate potrebbero contribuire ad aggiungere tasselli a un quadro con alcuni punti ancora oscuri. Ci sarebbe un testimone – questo l’ultimo elemento emerso – che avrebbe visto Mark caricare in auto la valigia con il corpo di Ilaria, poi abbandonata nel dirupo di Capranica Prenestina. Una persona del quartiere che potrebbe essere sentita dagli inquirenti nelle prossime ore. E poi un altro particolare da cui emerge ancora una volta il controllo ossessivo del giovane nei confronti di Ilaria. Spiata nelle chat in tutti i suoi dispositivi elettronici. Il 23enne avrebbe ammesso che ci sarebbe stata una colluttazione tra lui e l’ex fidanzata prima del femminicidio proprio per prenderle il cellulare. Nell’interrogatorio davanti al pm aveva negato, adesso invece avrebbe ammesso di averla colpita con una gomitata, procurandole anche graffi sulle braccia. Dettagli su cui gli inquirenti mantengono diversi subbi. A partire proprio dal momento del delitto – il 26 marzo secondo il racconto di Mark, la sera prima per chi indaga. Quello che torna invece insistentemente in questa storia è il possesso, scambiato per presunto amore.