lunedì, Novembre 25, 2024

ABUSIVISMO EDILIZIO E LEGAMBIENTE, MONITO: “SEMPRE NUOVI ALIBI PER L’ILLEGALITÀ”

E se il 2013 è stato un anno ricco di demolizioni – anche molto importanti come gli scheletri di Lido Rossello e di Scala dei turchi sulla costa agrigentina ad esempio, rimossi dopo vent’anni di battaglie legali – è stato anche un anno denso di tentativi per approvare in Parlamento un nuovo condono mascherato sotto le forme più diverse. Tra emendamenti e disegni di legge, Legambiente ne ha contati cinque. Ben 22 dal gennaio del 2010, tutti rispediti al mittente, anche grazie all’attiva opposizione dell’associazione. Ma l’ultimo, il ddl Falanga è passato un mese fa al Senato con 189 sì, 61 no e 7 astenuti.” Insomma, l’operato del governo non è affatto andato giù a Legambiente, che rilancia poi sul fenomeno dell’abusivismo edilizio: “di condoni, norme “blocca ruspe”, vecchio e nuovo cemento illegale si è parlato oggi a Roma all’incontro organizzato da Legambiente Abusivismo edilizio: l’Italia frana, il Parlamento condona.” Il dibattito infatti, ha visto diversi attori in campo per sfatare gli alibi del no alle ruspe e stimolare nuove azioni per il ripristino della legalità, con la partecipazione, tra gli altri, del ministro dell’Ambiente Andrea Orlando, di Ermete Realacci presidente della Commissione Ambiente della Camera, Ciro Falanga senatore FI, Loredana De Petris senatrice Sel, Aldo De Chiara avvocato dello Stato presso la Procura generale di Salerno, Domenico Fiordalisi procuratore capo di Tempio Pausania, Enrico Fontana direttore di Libera, Luca Di Fiori sindaco di Ardea, Daniela Ciancimino avvocato del centro di azione giuridica di Legambiente Sicilia, Vittorio Cogliati Dezza e Rossella Muroni presidente e direttore generale di Legambiente. “I tentativi di fermare le ruspe delle Procure – ha dichiarato Rossella Muroni, direttore generale di Legambiente – affermano l’esigenza di salvare le case fuorilegge in nome di un presunto abusivismo di necessità. Ma questo ‘abusivismo della povera gente’ oggi esiste davvero? Se sì, dove e quante famiglie riguarda e perché non vengono aiutate con l’inserimento nelle graduatorie delle case popolari? Se la loro situazione è seria, e ancor più aggravata dal fatto di vivere in un edificio che deve essere demolito, i Comuni hanno l’obbligo di provvedere all’assegnazione in via prioritaria di un alloggio sociale. A meno che non si ammetta che dietro questo alibi si celano anche le ville di notai, farmacisti, avvocati, imprenditori, assessori comunali. Ed è difficile immaginare che costoro possano adattarsi alle case popolari”. Come evidenziato dal dossier, affrontare il problema del bisogno abitativo è secondo Legambiente una priorità. Senza dimenticare la necessità di “delocalizzare gli insediamenti sorti nelle aree a rischio dissesto, considerando anche l’opportunità di demolire e ricostruire.” Una pratica pressoché sconosciuta in Italia, dato che tra i 1.354 comuni interpellati, solo 55 hanno dichiarato di aver avviato nell’ultimo biennio procedure di tale genere. Il miglior deterrente al nuovo abusivismo è il ripristino della legalità, quindi l’abbattimento degli immobili fuorilegge. “Sarebbe un importante indice di responsabilità – ha commentato Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente – approvare la proposta di legge Realacci sulle demolizioni, già presentata allo scadere della XVI legislatura al Senato da Ferrante e Della Seta e alla Camera da Realacci e Granata, che giace in attesa di essere calendarizzata alla Camera dal marzo dello scorso anno. Il Parlamento italiano darebbe un segno concreto di vicinanza a quanti, sindaci, magistrati, prefetti fanno ogni giorno con onore il proprio mestiere, spesso isolati, osteggiati, minacciati”. Nel 2013 gli interventi di demolizione edilizia censiti da Legambiente sono 12. Nella quasi totalità dei casi, si tratta di abitazioni private, di ville costruite in riva al mare, ma anche in alcuni casi significativi nelle zone interne, ad esempio nei parchi e nelle aree protette. “Molto spesso, afferma Legambiente, i sindaci che non demoliscono si trincerano dietro l’alibi economico: la mancanza di denaro per fare fronte alle spese di abbattimento viene posta come prima motivazione per giustificare l’inerzia della pubblica amministrazione. Ma, a dispetto dei proclami, abbattere non ha costi eccessivi. Soprattutto, bisogna ricordare che la legge parla chiaro: la demolizione deve avvenire a opera del proprietario dell’immobile.”

Redazione
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