“Una notizia tristissima come quella della donna morta all’ospedale Martini di Torino”, osserva la Bonafoni, “non può in nessun modo essere usata per interferire nel dibattito avviato nella nostra Regione sulla pillola”. Secondo quanto attestato dall’Oms, il farmaco, che da tempo viene impiegato in tutto il mondo in alternativa all’intervento chirurgico, ha un grado di pericolosità sostanzialmente paragonabile a quest’ultimo e non esclude, ad ogni modo, l’incidenza di eventi drammatici come quello accaduto; il decesso, infatti, avviene statisticamente in un caso su mille (40 casi su 40000 trattamenti in Italia). Per quanto riguarda la 37enne di Torino, morta in ospedale, la Bonafoni esorta ad “attendere che la magistratura accerti le cause del decesso” attestandosi a quanto dichiarato dal direttore del Martini, che ha garantito la correttezza delle procedure applicate. Il rischio, ora, è che il tutto venga strumentalizzato. “Ciò che bisogna evitare, soprattutto pensando a tutte le donne che in questi momenti stanno intraprendendo un’interruzione di gravidanza” osserva la Bonafoni “è di usare quest’evento luttuoso come una clava per colpire il percorso avviato nella Regione Lazio per il rafforzamento delle politiche a sostegno del diritto alla salute delle donne”.