Il semestre bianco toglie al Presidente della Repubblica il potere di sciogliere le Camere negli ultimi sei mesi della legislatura. Un potere raramente usato, più spesso solo fatto balenare, ma che al solo essere evocato ha aiutato molte crisi politiche a non divenire crisi di governo. Il timore di ‘spuntare le armi’ a disposizione del Capo dello Stato è sempre stato presente nei settennati che si sono succeduti, e anche in questa occasione il rischio che i partiti, ora uniti in grande maggioranza a sostegno del governo Draghi, leggano il semestre bianco come uno ‘sciogliete le righe’ è ben presente a tutti. Ma al Presidente restano ancora alcuni – non banali – poteri, come ha fatto capire Mattarella due giorni fa con una secca lettera ai presidenti delle Camere e al premier.
POTERE DI NOMINA
In caso si arrivasse a una crisi dell’attuale governo, il presidente non potrebbe sciogliere le Camere ma resta in capo a lui il potere di incaricare una personalità che guidi il governo per il tratto finale della legislatura. E sempre a lui resta in capo il potere di nominare i ministri su proposta del presidente del Consiglio.
MORAL SUASION
Non normato dalla Costituzione scritta ma ben presente in quella reale, spesso il Capo dello Stato con colloqui mirati cerca di orientare le decisioni dei partiti, chiedendo un supplemento di ragionevolezza a fronte dell’interesse superiore del Paese.
POTERE DI FIRMA
Dove la moral suasion fallisce, il potere di firmare disegni di legge e decreti, per autorizzarne la pubblicazione o la presentazione alle Camere, dà di fatto al Presidente un margine di manovra per correggere provvedimenti che fossero palesemente incostituzionali.
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