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martedì, Luglio 30, 2024

Firenze, l’Inail condannata al risarcimento alla moglie di un autotrasportare morto a 62 anni per l’amianto

I giudici della corte di appello di Firenze hanno accolto il ricorso presentato dall’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, contro la sentenza di primo grado del tribunale di Pistoia che aveva respinto la richiesta di indennità all’Inail di Susanna Vannucci, moglie dell’autotrasportatore Emilio Corbo, originario di Pistoia, deceduto nel luglio 2012 a soli 62 anni dopo atroci sofferenze per un mesotelioma da esposizione ad amianto. Il danno è stato riconosciuto dai giudici di secondo grado anche se si trattava di un lavoratore autonomo, un libero professionista. Tale situazione rende molto più difficile la possibilità di riuscire a provare il nesso causale tra l’amianto e la vittima. La maggior parte delle cause di risarcimento per mesotelioma hanno riguardato storicamente le grandi aziende, dove l’uso esteso di amianto ha provocato più di un decesso per tumore all’interno della medesima struttura. In questo caso, invece, i giudici hanno potuto escludere che la causa fosse da individuare nell’ambiente domestico ed l’ha attribuita direttamente al tipo di lavoro svolto dall’autotrasportatore toscano. Nel luglio del 2013 la donna, rimasta vedova con un figlio, all’epoca ventottenne, aveva fatto domanda amministrativa all’Inail, domanda poi respinta con la motivazione dell’assenza del nesso causale tra l’attività del coniuge e il mesotelioma. L’istituto ha addirittura ipotizzato che le fibre inalate dall’autotrasportatore che hanno causato la malattia potessero essere state respirate nella sua abitazione, dove era presente una stufa le cui tubature erano in asbesto. Il presidente Ona nel ricorso presentato alla sezione lavoro della corte di appello del capoluogo toscano ha invece sottolineato e provato che il 62enne si è ammalato di mesotelioma ed è deceduto in seguito all’esposizione all’amianto presente nei componenti dei veicoli che ha guidato in qualità di autotrasportatore. Non solo, la vittima, del tutto ignara, ha anche usato guanti in amianto per ispezionare freni e motori e proteggersi dal calore. Per questo la corte di appello ha condannato l’Inail al pagamento in favore della vedova della rendita per i superstiti e del Fondo Vittime Amianto, l’importo degli arretrati che sarà corrisposto ammonterà a circa 240 milioni di euro, cui si aggiungerà la rendita mensile di reversibilità di circa 1.800 euro che percepirà per tutto il resto della sua vita.
Redazione
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