Nessun risarcimento per la famiglia Giuliano De Seta, lo studente 18enne deceduto lo scorso 16 dicembre per un incidente sul lavoro mentre stava effettuando a Noventa di Piave uno stage all’interno della Bc Service, fabbrica di Noventa di Piave (Venezia). Il ragazzo era stato schiacciato da una pesante lastra di ferro scivolata da un cavalletto. De Seta è morto all’ospedale dopo essere stato prima soccorso da alcuni operai dello stabilimento e poi dai medici del Suem. Il 18enne, residente a Ceggia (Venezia) frequentava la quinta all’istituto tecnico “Da Vinci” di Portogruaro e aveva iniziato lo stage secondo il progetto di alternanza scuola-lavoro. Proprio l’essere uno stagista e non un operaio esclude il risarcimento dell’Inail, tranne nei casi in cui chi muore sul lavoro sia un capofamiglia. Secondo l’autopsia, effettuata lo scorso 23 settembre nell’ospedale di San Donà dal medico legale Silvano Zancaner, nominato dalla Procura di Venezia, De Seta è morto per politrauma da schiacciamento, con accertata lesività di tipo distruttivo, il cosiddetto sfacelo cranico. Il giovane è stato schiacciato da una lastra di metallo del peso di una tonnellata. Il processo per accertare eventuali responsabilità della BC Service inizierà il 10 marzo. I giudici dovranno stabilire l’esatta dinamica dell’incidente che ha portato alla morte, valutare se c’è stata una sorveglianza, e se De Seta stava svolgendo mansioni consone al suo ruolo di stagista. Gli indagati per omicidio colposo sono il titolare e il responsabile sicurezza della ditta, il tutor scolastico e la preside dell’Itis Leonardo Da Vinci, dove il ragazzo studiava. Secondo una elaborazione del Centro Studi della Cub (in base a dati Inail) e Osservatorio nazionale morti sul lavoro sia di Bologna che di Mestre, i morti sul lavoro nel 2022 sono stati complessivamente almeno 1.484 (1.404 nel 2021 calcolati con gli stessi parametri) equivalenti a 28 a settimana e 4 al giorno di media. I deceduti direttamente sul luogo di lavoro sono 665, mentre sono 819 quelli che hanno perso la vita in viaggio (dovuto alla professione, per esempio gli autotrasportatori) o andando o tornando dal luogo di impiego. Le categorie maggiormente falcidiate sono l’agricoltura, l’autotrasporto e l’edilizia che superano insieme la metà degli infortuni mortali. Il dato sugli stranieri morti – 95 – è equivalente a quasi il 6,6% del totale: fra loro “molti lavoravano in maniera irregolare o in nero”. Maglia nera è la Lombardia (225 morti), seguita da Veneto (135), Campania (125), Emilia-Romagna (112), Piemonte (110), Lazio (110), Sicilia (102), Marche (71), Toscana (71), Calabria (69), Trentino Alto Adige (65), Puglia (64), Sardegna (55), Abruzzo (48), Umbria (34), Liguria (31), Friuli Venezia Giulia (22), Basilicata (21) e, infine Valle d’Aosta (7) e Molise (7). “È una vera e propria emergenza nazionale che deve essere affrontata dal governo” – sottolinea il segretario nazionale della Cub, Walter Montagnoli – “dovuta, tra l’altro, alla diffusa precarietà, alla forte carenza di controlli, ai subappalti e ai processi produttivi che hanno il profitto come unico parametro. Questa strage quotidiana richiede l’introduzione del reato di ‘omicidio sul lavoro’ per provare ad arginare un fenomeno non degno di un Paese civile”.