Il ministro Piantedosi torna a parlare del naufragio di Cutro, dopo che le sue parole, a poche ore dalla tragedia, avevano destato polemica. “La disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo le vite dei propri figli”, aveva infatti detto il titolare del Viminale. “Io penso che il messaggio debba essere chiaro: chi scappa da una guerra non deve affidarsi a scafisti senza scrupoli, devono essere politiche responsabili e solidali degli Stati ad offrire la via di uscita al loro dramma”, ha quindi precisato Piantedosi, ricordando di essere andato “subito sul luogo della tragedia per testimoniare il cordoglio per le vittime e la vicinanza ai superstiti a nome mio e di tutto il governo”. ntervistato dal Corriere della Sera, il ministro ha quindi sottolineato come non ci sia “alcun legame tra le nuove regole e il possibile aumento di morti in mare. Nella rotta presidiata dalle Ong non si è verificato alcun evento che non sia stato adeguatamente fronteggiato da Capitaneria e guardia di finanza”. Piantedosi ha quindi parlato dell’operato del governo, spiegando “che per occuparci concretamente della disperazione delle persone, e non a chiacchiere, così anche da evitare simili naufragi, ci siamo mossi sin dal nostro insediamento intensificando i corridoi umanitari con numeri (617 persone) che mai si erano registrati in un così breve lasso di tempo. In soli due mesi abbiamo anche approvato il decreto flussi che consentirà l’ingresso regolare di 83mila persone”. “Non c’è stato alcun ritardo – ha quindi detto il ministro -. Ho presieduto la riunione a Crotone e so che sono stati fatti tutti gli sforzi possibili in condizioni del mare assolutamente proibitive. Per questo voglio ringraziare il personale che, mettendo a rischio la propria vita, interviene quotidianamente per salvare i migranti in difficoltà su barchini alla deriva e che navigano in condizioni di grave pericolo. È estremamente offensivo anche solo adombrare che abbiano derogato agli obblighi e alla innata vocazione”.