domenica, Novembre 24, 2024

Autismo, report dell’Iss: “Ne soffre un bimbo ogni 77. Fondamentale la diagnosi precoce”

Secondo l’Istituto superiore di sanità (Iss), si stima che in Italia un bambino su 77 presenti un disturbo dello spettro autistico con una prevalenza maggiore nei maschi, che sono 4,4 volte in più rispetto alle femmine. Sono numeri importanti che impattano sulla vita di migliaia di famiglie, spesso smarrite, e che coinvolgono il mondo della scuola.  Sono i dati ricordati dai neuropsichiatri dell’infanzia e dell’adolescenza che, in vista della Giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo, ricordano l’importanza di una diagnosi precoce e la necessità di cure mirate e tempestive. “I primi segnali di un disturbo dello spettro autistico si manifestano generalmente nella primissima infanzia – sottolineano gli esperti della Società italiana di neuropsichiatria  dell’infanzia e dell’adolescenza Elisa Fazzi, presidente della Sinpia (Società italiana di neuropsichiatria  dell’infanzia e dell’adolescenza) e direttore della Unità operativa Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza (Uonpia) dell’Asst  Spedali Civili e Università di Brescia.- Oggi è possibile arrivare a una diagnosi già intorno ai 2 anni, se non prima, grazie a una  maggiore conoscenza del disturbo e alla presenza di una rete diffusa  di collaborazione tra i pediatri di libera scelta e i servizi di  neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza, che permette di intercettare i segnali di rischio già a 18 mesi e di avviare il  percorso diagnostico con accesso prioritario, giungendo ad una  diagnosi entro i 2-3 anni di età”.      I disturbi dello spettro autistico– spiegano gli esperti della Sinpia – sono un insieme eterogeneo di disturbi del neurosviluppo caratterizzati da deficit persistente nella comunicazione e nell’interazione sociale in molteplici contesti e da comportamenti, interessi o attività ristretti e ripetitivi. Chi viene colpito può presentare profili di funzionamento molto variabili in base alla presenza di altri disturbi (disabilità intellettiva, disturbi del linguaggio, disturbi di attenzione, sindromi genetiche). La diagnosi precoce e l’intervento tempestivo, evidenziano gli  specialisti, sono “azioni strategiche per il miglioramento della  prognosi e della qualità della vita” delle persone con Asd e i loro caregiver. Fazzi ribadisce l’importanza della rete sviluppata nell’ambito dell’Osservatorio nazionale autismo dell’Iss, che si è consolidata grazie ai progetti Nida (Network italiano per il riconoscimento precoce dei disturbi dello spettro autistico) finanziati dal Fondo nazionale autismo. “Possiamo considerare la diagnosi precoce come un obiettivo raggiunto o ben avviato nella maggior parte delle regioni. Non altrettanto – precisa – avviene per gli interventi terapeutici, che in età evolutiva rappresentano la vera sfida per il Servizio sanitario nazionale, sebbene anche in questo ambito grandi passi avanti siano stati realizzati rispetto al  passato”. La formazione e un adeguato sostegno ai genitori e ai caregiver rappresentano un altro “aspetto importante” della presa in carico, fanno notare gli esperti della Sinpia. L’Organizzazione mondiale della sanità ha messo a punto il Caregiver Skills Training (Cst), un modello open-access per caregiver di bambini con disturbo del neurosviluppo, incluso l’autismo, e l’Iss, in collaborazione con la rete nazionale dei servizi Uonpia, ha contribuito a formare  operatori “che a loro volta formeranno a cascata altri operatori, per  una ricaduta capillare in tutte le Regioni”, si legge in una nota. “E’ sempre più urgente investire sull’organizzazione e sulle risorse dei servizi di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza, valorizzando le competenze del nostro Sistema sanitario e superando la disomogeneità dei singoli sistemi regionali”, conclude Fazzi. “L’esperienza dei progetti del Fondo nazionale autismo ha mostrato come un investimento mirato e coordinato di risorse possa attivare in poco tempo trasformazioni molto significative. Ora vanno messe a sistema ed estese a tutte le Regioni le buone pratiche sviluppate, stabilizzando ed adeguando in via prioritaria il personale agli standard territoriali appena approvati in Conferenza Unificata e indispensabili per garantire la continuità della presa in carico degli utenti e l’effettiva equità delle risposte su tutto il territorio nazionale”.

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