di Manuela Biancospino
Loretta Devisu, un’autrice emergente che si definisce figlia, madre, nipote, sorella, collega, ma soprattutto amica. E in quanto tale, da sempre raccoglie e custodisce segreti. Questo Le ha regalato tanta consapevolezza sulla complessità dei rapporti, perché oltre a quello che può aver vissuto in prima persona, ha fatto sue anche le esperienze degli altri: le contraddizioni, le situazioni da voglio ma non posso o posso ma non voglio. In più la passione per la psicologia e le dinamiche della mente, l’hanno portata a scrivere questa narrazione che offre una prospettiva alternativa a ciò che si è abituati a leggere sul tema. Ama confrontarsi con la creatività in tutte le sue espressioni, appassionata d’arte, ha un debole per la psicologia e la fisica quantistica. Nel suo sangue scorrono l’euforica vivacità mediterranea e il metodico pragmatismo della pianura padana. Donna empatica, rivela entusiasmo e determinazione per ogni suo progetto, che porta a termine con umiltà e perseveranza. Loretta Devisu aveva un sogno da piccola: diventare una scrittrice.
Ed ecco il suo primo libro, “Il Laccio”, un insieme di emozioni in cui il lettore potrebbe riconoscersi. Prima di entrare nel vivo del contenuto, mi incuriosisce molto la scelta del titolo e di quest’immagine così evocativa.
Il titolo identifica un’unione, un legame, ma anche un vincolo e un limite. Si descrive un’affinità, una connessione che a volte si trasforma in un laccio che stringe alla gola, togliendo l’aria; mentre altre volte è un booster che traina e sospinge come un aquilone. In certi casi lega e paralizza in altri risveglia forze impreviste e sconosciute. Un titolo che riflette la complessità delle relazioni e ha in sé valori contrapposti, ecco perché ho pensato che anche l’immagine dovesse trasmettere lo stesso effetto. Da un lato il garbuglio, la confusione, l’emotività. Dall’altro l’ordine, l’equilibrio, la razionalità. Entrambi parte di un unico disegno, prodotto da un laccio e che rappresenta un infinito… interrotto.
Le riflessioni ossessive e le paure alimentano il dialogo costante tra Margot e la sua coscienza. Che verità hai voluto portare a galla con questa storia?
Una sfaccettata storia d’amore clandestina, fatta di verità controverse e impenetrabili, che sanno essere tanto generose e rassicuranti, quanto violente e brutali. Racconto di tradimenti, sotterfugi, paure. Metto a fuoco vulnerabilità e contraddizioni, che consentono di conoscersi e abbattere le barriere del cuore, della mente e delle convenzioni. Emerge anche l’importanza dei segreti esecrabili e di come siano in grado di creare connessioni potenti, tra chi li condivide e li mantiene. Mi piace pensare che il lettore possa fare un lavoro di immedesimazione tra sè e la storia, riportando così a galla il proprio vissuto o la propria fantasia. Per certi versi poter anche immaginare come sarebbe stato, se quella volta…
Si legge di un’alchimia travolgente che porta con sé gioia e dolore. All’interno di una relazione dov’è il confine tra questi due sentimenti apparentemente opposti? E qual è il ruolo delle emozioni?
A mio avviso gioia e dolore sono assolutamente compenetrati, e anzi, si potrebbe quasi dire che dove finisce uno inizia l’altro in un circolo virtuoso di emozioni, che si alternano come le montagne russe. Il ruolo delle emozioni è ovviamente determinante, sono la bussola che ci direziona nel percorso e nella crescita del rapporto. Sicuramente la chiave è la comunicazione efficace. Se il singolo è in grado di riconoscere ed accettare le proprie emozioni e ad esprimerle liberamente è in grado di fare un’importante passo verso il partner, ponendo le basi per un solido rapporto di confronto e crescita.
Mi ha stupito la scelta di non dare un nome o un volto al personaggio maschile, me lo puoi spiegare?
Hai presente quando nelle pagine scritte da altri riesci a leggere la tua vita, al punto che a volte ti verrebbe da chiudere il libro di scatto perché hai quell’incredibile sensazione che qualcuno ti abbia spiato? Specie quando si è nel campo delle ombre, delle situazioni d’amore complicate, di passioni clandestine, erotismo, vergogna. Diventa così rassicurante comprendere che quei turbamenti, quelle ossessioni, quelle indecisioni non siano appartenute solo a te ma anche a qualcun altro. È il potere salvifico della condivisione. È per questo che il protagonista maschile non è stato descritto e non ha un volto, affinché ogni donna lo possa immaginare esattamente con quell’unico viso che le verrà in mente a partire dalle prime righe!
Il tuo pubblico femminile ti riconosce sicuramente l’onestà e coerenza dei comportamenti della sua protagonista, ma le donne che spazi trovano in una relazione oggi?
Vorrei poterti dire che le donne trovano “lo spazio che si ritagliano e che credono di meritare”, ma purtroppo non è così. Dipende dalla parte del mondo in cui vivi, dalla cultura, dalle esperienze, da quello che respiri in famiglia durante l’infanzia. Dalle paure che ti sei creata, dalle violenze, fisiche ed emotive che hai subito.
Diciamo che nell’ambito di una relazione equilibrata e sana, lo spazio della donna dovrebbe essere in armonico equilibrio con quello dell’uomo: non esistono il principe e la dama da salvare, bensì due coprotagonisti che, vivendo la loro individualità, si danno supporto reciproco, sostegno, amore, fiducia, assenza di giudizio. E nei momenti complicati, a turno, ci sarà chi verrà trainato e chi trainerà. Le relazioni vanno alimentate con impegno, rispetto, attenzioni e tempo. E il ruolo della donna deve essere di ascolto attivo al pari di quello dell’uomo. Un libro profondo, che analizza la psicologia dei due sessi e le reazioni ad un’intricata storia d’amore fatta di gioia, dolore e passione. Il suggerimento è quello di lasciarsi trasportare da questo mare di emozioni, che sono la vera essenza della vita.