Il Papa, nell’omelia pronunciata nel corso della Veglia di Pasqua nella Basilica Vaticana, ricorda “la gioia del Cristo risorto, della sua tomba vuota e dell’invito a un nuovo incontro, in una realtà personale e collettiva dominata da disillusioni e stanchezze, quando non dai venti gelidi della guerra”. “La Pasqua del Signore ci spinge adandare avanti, a uscire dal senso di sconfitta”, ha quindi ricordato.
“A volte succede anche a noi di pensare che la gioia dell’incontro con Gesù appartenga al passato, mentre nel presente conosciamo soprattutto delle tombe sigillate: quelle delle nostre delusioni, delle nostre amarezze e della nostra sfiducia, quelle del non c’è più niente da fare, le cose non cambieranno mai, meglio vivere alla giornata perché del domani non c’è certezza”, ha detto papa Francesco.
“Anche noi, se siamo stati attanagliati dal dolore, oppressi dalla tristezza, umiliati dal peccato, amareggiati per qualche fallimento o assillati da qualche preoccupazione, abbiamo sperimentato il gusto amaro della stanchezza e abbiamo visto spegnersi la gioia nel cuore. – ha poi aggiunto – A volte abbiamo semplicemente avvertito la fatica di portare avanti la quotidianità, stanchi di rischiare in prima persona davanti al muro di gomma di un mondo dove sembrano prevalere sempre le leggi del più furbo e del più forte. Altre volte, ci siamo sentiti impotenti e scoraggiati dinanzi al potere del male, ai conflitti che lacerano le relazioni, alle logiche del calcolo e dell’indifferenza che sembrano governare la società, al cancro della corruzione, al dilagare dell’ingiustizia, ai venti gelidi della guerra”, ha voluto sottolineare nella sua riflessione pasquale.
“E, ancora, – ha poi aggiunto – ci siamo forse trovati faccia a faccia con la morte, perché ci ha tolto la dolce presenza dei nostri cari o perché ci ha sfiorato nella malattia o nelle calamità, e facilmente siamo rimasti preda della disillusione e si è disseccata la sorgente della speranza. Per queste o altre situazioni, i nostri cammini si arrestano davanti a delle tombe e noi restiamo immobili a piangere e a rimpiangere, soli e impotenti a ripeterci i nostri perché”.
Davanti a queste situazioni di morte interiore, ha concluso Francesco, “invece, le donne a Pasqua non restano paralizzate davanti a una tomba ma, dice il Vangelo, abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. Portano la notizia che cambierà per sempre la vita e la storia: Cristo è risorto!”.