Settimana di fuoco per il governo, alle prese con l’approvazione in Cdm del Def e con la partita delle nomine che sta suscitando tensioni in maggioranza. Nel Documento di economia e finanza si stima una crescita dell’1% del Pil e un deficit al 4,5%, rispetto a uno scenario tendenziale che vede il Pil allo 0,9% e il deficit al 4,35%. Lo riferiscono fonti del ministero dell’Economia. Per il 2024 il Prodotto interno lordo, sempre nel quadro programmatico, sarà previsto a +1,4% e l’indebitamento si attesterà “oltre il 3%”. Inoltre il debito proseguirà nei prossimi anni un percorso di lenta riduzione fino ad attestarsi “nel 2025 al 140,9%”. l tempo stringe per l’esecutivo. Giancarlo Giorgetti mercoledì è atteso a Washington per gli spring meeting del Fondo monetario internazionale. Una sorta di “esame” per il ministro dell’Economia, che avrà appena messo nero su bianco le stime del governo per la crescita del Paese, improntate, assicurano dal Mef, con prudenza nelle previsioni e serietà nell’approccio ai conti pubblici. Nel quadro tendenziale si sottolinea una crescita per l’anno in corso allo 0,9%, in rialzo dallo 0,6% ipotizzato nello scenario programmatico della Nadef di novembre, grazie a un primo trimestre migliore delle attese che porta anche il deficit al 4,35%. Numeri leggermente più alti che si traducono in risorse per la Manovra del prossimo autunno: il Def di fatto è il primo vero atto di politica economica del governo Meloni, che fornisce il quadro macro e in cui si delineano le misure che il governo intende portare avanti e sul cui aggiornamento di settembre, la Nadef, si imposterà poi la legge di bilancio a ottobre. Fermata “l’emorragia” del Superbonus, l’esecutivo ha deciso di attenersi alle stime più basse tra quelle ipotizzate, proprio per perseguire un approccio prudente, necessario alla luce dell’incertezza economica globale, sperando poi che lo scenario macroeconomico riveli risultati migliori delle attese. E senza distogliere l’attenzione dal calo del debito, che dal 144,4% dello scorso anno dovrebbe scendere al 140,9% nel 2025. L’altra partita su cui si potrebbe arrivare a un punto prima della partenza di Giorgetti per gli Usa è quella delle nomine. A breve è prevista una riunione di maggioranza sul punto che vede gli animi tutt’altro che distesi. Si parte da Ferrovie dello Stato, il cui Cda si riunirà lunedì 17 aprile: la Lega di Matteo Salvini ha praticamente lanciato un Opa e preme per la presidenza di Dario Lo Bosco a Rfi, mentre per il ruolo di a.d. di Fs resta in corso l’attuale, Luigi Ferraris, il cui nome circola anche per altre posizioni. La stagione assembleare entrerà poi nel vivo a maggio: l’8 Poste Italiane, il 9 Terna e Leonardo, il 10 per Enel ed Eni. A Eni sembra ormai portata a casa la riconferma di Claudio Descalzi, grazie anche al buon rapporto instaurato con la premier durante le visite in Africa per stringere accordi sul gas in sostituzione delle forniture russe, mentre la Lega prova a strappare la poltrona della presidenza. In Enel, tramontata la stella dell’amministratore Francesco Starace, il nome è sempre quello dell’attuale numero uno di Terna, Stefano Donnarumma, mentre difficilmente la spunterà Paolo Scaroni, che FI e Lega spingono per la presidenza. Al suo posto potrebbe arrivare da Leonardo Luciano Carta.