Alla mezzanotte di giovedì sono scaduti, senza obiezioni, i 3 mesi dalla notifica previsti dal regolamento 1169/2011 quale termine per rispondere agli stati membri che vogliono adottare nuove normative in materia di informazioni sugli alimenti. Coldiretti ha presentato in anteprima le confezioni di latte, burro e mozzarella con le nuove etichette per aiutare i consumatori nella scelta di acquisto. Il provvedimento era stato annunciato dal premier e dal ministro delle politiche agricole a Milano, alla giornata nazionale del latte promossa proprio da Coldiretti. L’entrata in vigore è fissata in 60 giorni dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, quindi auspicabilmente dal primo gennaio 2017. Il via libera della Ue – ricorda Coldiretti – risponde alle esigenze di trasparenza evidenziate dagli italiani, che in 9 casi su 10 hanno chiesto che le etichette riportino il paese di origine del latte fresco, dei prodotti lattiero-caseari come yogurt e formaggi e del latte a lunga conservazione. Il provvedimento riguarda l’indicazione di origine del latte e di quello usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari. In etichetta dovrà essere sempre indicato il paese di mungitura, quello in cui il latte è stato condizionato come quello in cui è avvenuta la trasformazione tanto se si tratti di paesi membri Ue che extraeuropei. “Con la obbligatorietà di indicare la provenienza – commenta David Granieri, presidente della Coldiretti del Lazio – chiudiamo le porte al falso e possiamo contrastare gli affari dell’agropirateria. Almeno 3 confezioni di latte uht su 4 vendute a Roma e nel Lazio ancora oggi son fatte con prodotto importato, come la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall’estero senza che nessuno, finora, potesse saperlo, mancando l’obbligo di indicare l’origine in etichetta. Ora il nostro latte, che eccelle per qualità e sicurezza alimentare, potrà essere adeguatamente valorizzato, col vantaggio per i consumatori di poter scegliere in piena consapevolezza”. “Il provvedimento – conclude Granieri – ci mette anche nelle condizioni di tutelare la biodiversità delle razze bovine allevate nel nostro paese e di salvare oltre 120.000 posti di lavoro assicurati dalle attività di allevamento”. La filiera produttiva del latte italiano genera un fatturato di 28 miliardi di euro, confermandosi come la voce più significativa dell’economia dell’agroalimentare tricolore.